Roma, 24 mag. (LaPresse) –
Silvio Berlusconi lascia tutti a bocca asciutta. Il Cav incontra il premier incaricato, Giuseppe Conte, e si allontana dalla sala della Regina di Montecitorio senza proferire parola.
Unica notizia di questo suo ritorno in Parlamento, da ‘riabilitato e candidabile’, l’incontro con Matteo Salvini, l’alleato, o forse no (questo è ancora da stabilire), che ufficialmente non vede dal 6 maggio scorso. Da quella domenica che aveva preceduto le consultazioni con il capo dello Stato, durante la quale la coalizione già aveva dato segno dei primi scricchiolii.
Un faccia a faccia concordato per alcuni (c’è chi racconta di una telefonata di Salvini) casuale per altri. Resta il fatto che i due si sono incrociati mentre l’uno lasciava lo studio dei Busti e l’altro invece era pronto per entrare. “Voi rimanete fuori” è stato l’imperativo del leader azzurro rivolto a Maria Stella Gelmini e Anna Maria Bernini. “È stato un incontro utile e positivo. Una chiacchierata interessante” ha detto sibillino il leader del Carroccio. Berlusconi era arrabbiato? “No, ma io non faccio esegeta dello stato d’animo altrui” la replica.
Il silenzio. Un unicum per il Cav che alle telecamere non ha mai detto ‘no’. La strategia di Berlusconi al momento è quella dell’attesa. Aspetta che il governo prenda forma e che si riempiano le caselle che più gli interessano: Giustizia e, soprattutto, delega alle telecomunicazioni. Ovviamente, sul programma Forza Italia sarà in prima linea per sostenere la Flat Tax, ma sui punti come il reddito di cittadinanza la sua sarà una opposizione ‘responsabile’. Perché gli elettori di centrodestra “quella roba non l’hanno proprio votata”.
L’ordine di scuderia resta quindi quello di votare ‘no’ alla fiducia per un governo che “al di là dei nomi porta chiarissimo il segno dell’ideologia pauperista e giustizialista dei grillini” ha scritto Berlusconi in una fredda nota prima di prendere un aereo per Roma e presentarsi, anche se non ne ha di certo bisogno, a professore Conte. Sul “contratto” fra Movimento Cinque Stelle e Lega che “oltre a non avere alcun valore giuridico” ha ribadito “è per metà un ingenuo libro dei sogni e per metà contiene scelte preoccupanti per l’Italia e gli italiani, dalle infrastrutture alla giustizia”.