Milano (LaPresse) – “La base per restare all’interno di questo governo è la consapevolezza che il Movimento e la Lega sono due forze rigorosamente alternative. Non potrei rimanere se il percorso prevedesse un’alleanza futura. È solo questo che ci consente oggi di accettare provvedimenti che se fossimo al governo avremmo fatto diversamente”. Lo dichiara Vincenzo Spadafora, deputato M5S e sottosegretario per le Pari opportunità e i giovani, in un’intervista a Repubblica in cui ammette di turarsi il naso “perché so che arriverà un momento in cui le nostre strade si separeranno”.
Secondo Spadafora il tema dei diritti manca nel contratto. “Penso ai diritti Lgbt, che vanno affrontati dal punto di vista legislativo e da quello culturale. Ma, se questo governo non farà passi avanti, posso garantire che non consentiremo passi indietro. Dico di più: esaurite le priorità del contratto, penso che l’anno prossimo il Parlamento possa lavorare in modo trasversale a una legge contro la transomofobia”, promette parlando anche della campagna contro la violenza sulle donne partendo dalle ragazze: “Non c’è alcun taglio dei fondi, metà dei 33 milioni previsti in manovra andranno ai centri antiviolenza, che abbiamo censito attraverso il Cnr. L’altra metà servirà per un fondo destinato alle vittime, con cifre non simboliche, e per la nascita di centri di primo soccorso dove le donne possano trovare subito rifugio, supporto psicologico e legale”.
Pessimista il deputato M5S e sottosegretario per le Pari opportunità e i giovani in merito al futuro comune dei due partiti
Sugli emendamenti ritirati al dl sicurezza spiega che “il decreto era in scadenza, ma glielo dico sinceramente: su molte cose non siamo solo noi a non ritrovarci. È il nostro stesso elettorato”, E ammette: “spesso abbiamo sacrificato a un interesse generale dei temi che potevano caratterizzare la nostra azione. E lo abbiamo fatto già dall’inizio, al momento della scrittura del contratto”.
Il sottosegretario 5 Stelle parla anche del ddl Pillon che, “così com’è non passerà mai. Il modello di famiglia che propone non è solo in contrasto con quello che penso io e che pensa il Movimento, ma collide con la realtà. E io ho sempre pensato che la classe dirigente debba leggere la realtà e non cercare di riportarla indietro. Alcune di queste proposte vanno ben oltre quanto possiamo reggere e non vedranno la luce”. E sul fine vita “dobbiamo avere un confronto interno su questo. Sarebbe sano che il Movimento utilizzasse questo tempo di governo per definire la sua identità culturale. Finora abbiamo goduto di un consenso trasversale che si sta polarizzando. Alcuni tornano a destra, verso la Lega. Noi non dobbiamo perdere l’occasione di presidiare temi che a Salvini non interessano e che il Pd è troppo impelagato nel suo congresso per difendere”.