Graziella Pagano (Iv): “Una federazione di centro per cambiare davvero l’Italia”

La coordinatrice renziana a Napoli promuove il percorso comune tra Italia Viva, popolari e moderati: "Toccherà a noi continuare l’esperienza Draghi”

GRAZIELLA PAGANO PD CAMPANIA

Creare una federazione di moderati, liberali e riformisti per essere decisivi e giocare un ruolo centrale nella politica nazionale. L’esperimento napoletano che ha visto insieme renziani, moderati ed ex azzurri ha funzionato, il laboratorio giallorosso ha deluso. I partiti più piccoli devono federarsi, uniti possono fare la differenza già a partire dall’elezione del prossimo presidente della Repubblica. A fare il punto con Cronache è l’ex senatrice, coordinatrice di IV a Napoli Graziella Pagano.

Onorevole, i dati sono chiari, l’alleanza giallorossa non ha sfondato, buona prova dell’area moderata, liberale e riformista. Crede che sia questa la nuova e vera maggioranza nel centrosinistra?

E’ ancora presto per dirlo perché il partito più grande al centro della costruzione di un’area progressista è il Pd e non è chiaro cosa intenda fare. Letta rafforza il rapporto con i 5 Stelle che, però, rischiano di scomparire e non lo dico io, ma le percentuali: a Napoli non è andata bene, a Roma un po’ meglio grazie alla Raggi, ma a Milano non riescono neanche ad entrare in consiglio comunale. C’è grande sofferenza e, da quel che leggo, anche una rivolta dei parlamentari e della base verso Conte. Calenda a Roma con Iv e diversi gruppi di centro ha presentato la lista più forte anche più di quella del Pd. Il quadro è confuso, ma è chiaro che la gente ha bisogno di sobrietà e sicurezza, e non è un caso che a Napoli la lista Manfredi sindaco sia risultata seconda. Questo è il segnale è evidente di ciò che succede e non si può ignorare.

Lei sostiene che si debbano coordinare tutte le forze politiche moderate, liberali e riformiste sia sul piano locale che su quello nazionale. Pensa alla costruzione di un nuovo soggetto politico da mettere in campo già alle prossime Politiche? Partendo da cosa e per arrivare dove?

Sì, è un’ipotesi che sta maturando nazionalmente, lo ha detto chiaramente Renzi nei giorni scorsi. Si avverte l’esigenza di costruire una federazione di forze da Azione ai moderati fino agli ex di Fi. C’è un movimento che va rafforzato perché se è vero che i piccoli partiti da soli non servono a nulla, è altrettanto vero che uniti possono avere una forza significativa che può influenzare le sorti del Paese e non solo. Noi a Napoli l’abbiamo intuita tant’è che avremmo potuto fare una lista di Iv da soli, ma preso atto del tentativo in corso dei moderati di staccarsi dalle forze di centrodestra abbiamo fatto, coinvolgendo anche i popolari e i moderati, un esperimento che è riuscito. Siamo risultati la quarta lista delle coalizione con il 5,5% e questo qualcosa vorrà pur dire.

Quali saranno gli attori protagonisti in Campania della federazione di cui parla?

Ne abbiamo discusso anche oggi (ieri per chi legge ndr) con i popolari che vedono in pomicino e Gargani i padri di questo filone, ma con loro ci sono anche molti giovani, con il gruppo di Lanzotti composto da persone che hanno avuto il coraggio di imboccare una strada diversa e non sono transfughi. Contiamo la presenza di Monti e Brancaccio, Taglialatela, Falasca e un pezzo di Più Europa con molte altre realtà. Parliamo di una federazione composta da forze politiche che vogliono costruire non partiti personali, ma partiti veri.

Spesso vi si dice che siete un partito che conta poco, un partito al 3%… Che ruolo avrete nell’elezione del prossimo presidente della Repubblica?

Durante la prima Repubblica senza i piccoli partiti non si facevano i governi. Tranne quando c’era la Dc, c’è da sempre bisogno di mettere più forze insieme basta pensare al pentapartito. Io sono per il partito di Draghi credo che debba continuare almeno fino al 2023 perché si avverte la responsabilità enorme della spesa dei fondi europei. Poi toccherà a noi portare avanti l’esperienza Draghi. Il tema reale è che la partita dell’elezione del successore di Mattarella è importante, senza l’accordo con i circa 200 parlamentari moderati il presidente non si elegge alle prime battute. Cosa che invece si auspica perché avere subito l’unanimità in un periodo come questo darebbe un bel segnale. Non abbiamo ancora un nome, ma credo che non debba essere un nome non di parte. Penso ovviamente a un moderato, non sbilanciato né a destra né a sinistra. Né un Pertini né uno di centrodestra, ma un moderato che abbia la fiducia di tutti.

Tornando a Napoli, quale ruolo pensa dovreste avere nella giunta Manfredi?

Si sono dette tante cose, per esempio Manfredi tirato per la giacca per accontentare le liste. Manfredi ha già un’idea in testa. L’idea di una giunta di alto livello dove si incrociano politica e competenza, ascolterà tutti ma deciderà da solo. Conosce il ruolo che la nostra lista ha avuto e se riterrà di inserire rappresentati in giunta bene, ma decide lui. Di sicuro non lo invidio.

Cosa resterà della foto simbolo di queste elezioni: Manfredi, Fico, Di Maio, Provenzano e De Luca?

Quella foto si è già sgretolata. E’ vero che a Napoli Pd, 5 Stelle e moderati non sono stati distruttivi e hanno collaborato, ma da qui a pensare ad un’alleanza strutturale ne corre. Ognuno farà la sua parte, senza colpi di testa.

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