ROMA – Matteo Salvini è “orgoglioso” di guidare un partito che lascia “libertà di scelta, di coscienza, di voto quando ci sono temi delicati e importanti come la salute e il lavoro”. Il leader del Carroccio deve fare i conti con le assenze numerose di mercoledì alla Camera sul decreto green pass 2, un crescendo che proprio nell’aula di Montecitorio ha toccato oltre 60 defezioni ingiustificate.
I rumors parlano di un gruppo a briglie sciolte che interpreta “a piacimento” le indicazioni “forse poco chiare” del segretario: sì alla fiducia al governo, ma anche sì a difendere chi vuole vaccinarsi o non vuole farlo. Un messaggio che – risuona nel palazzi della politica – ha ottenuto appunto il risultato di una spaccatura, anche se poi i veri no-green pass e no-vax nelle fila del partito non sono più di una decina. Salvini quindi attacca, piuttosto che retrocedere sulla linea di difesa: “Io sono vaccinato con doppia dose, ho il Green pass, ho fatto non so quanti tamponi. Altri milioni di italiani lo hanno fatto. Questo mi dà il diritto di imporre la mia scelta ad altri obbligatoriamente? No”.
“Un incidente di percorso”, minimizza un deputato leghista, che sottolinea come il tutto sia rientrato nei ranghi oggi con il voto in Senato che, sullo stesso provvedimento, ha visto solo 19 assenze tra i senatori del Carroccio. Segno della ferma volontà di Salvini di restare nell’esecutivo guidato da Mario Draghi. E non è un caso che proprio oggi il plauso del segretario si è unito alla standing ovation che l’ex uomo della Bce ha ricevuto all’assemblea di Confindustria.
“Draghi dice di NO a nuove tasse, dall’aumento dell’IMU alla patrimoniale, dà ragione alla Lega e boccia seccamente la voglia di tasse di PD e 5Stelle. Molto bene, avanti così”, cinguetta, per poi piantare la bandierina sullo stop al rincaro dell’energia: “Accolta altra richiesta della Lega: oltre tre miliardi per la riduzione delle bollette per famiglie e imprese!”.
E’ la legittimazione della Lega in questo governo di unità nazionale, nato per superare l’emergenza sanitaria e quella economica. Non sfugge tuttavia la bacchettata che il capo di Confidustria, sembra aver riservato – tra le righe – al leader della Lega. Grande sostenitore del green pass, Bonomi non ha dubbi e critica “chi flirta con i ‘no vax’, invece di pensare alla sicurezza di cittadini e lavoratori”. Salvini tuttavia tira dritto e tenta il tutto per tutto per recuperare consensi e per non trovarsi a dover fare i conti – subito dopo le amministrative – con il sorpasso di Giorgia Meloni.
In quel caso inevitabile che si apra una riflessione sulla sua leadership nel Carroccio che, però, non avrebbe alternative da proporre. Salvini tenta, dunque, di mitigare le critiche sul posizionamento nel governo, che ha prodotto pochi risultati almeno rispetto alle richieste, mostrando che il partito “attrae”. Dopo gli ingressi dei lombardi Alessandro Fermi e Mauro Piazza, il segretario scippa a Italia Viva il deputato Francesco Scoma, palermitano e probabile candidato a sindaco nelle amministrative di maggio.
“Un nuovo compagno di viaggio di Palermo, che oltretutto viene da sinistra”, commenta Salvini, dimenticando che Scoma, prima di approdare nel partito di Matteo Renzi, era stato eletto nel 2018 in Forza Italia. E dalla creatura di Silvio Berlusconi dovrebbe staccarsi anche il senatore Luigi Vitali, nome tornato alla ribalta delle cronache per essere uscito, di sera, da Fi per sostenere il Conte 3, per poi rientrarci di mattina. La campagna acquisti insomma è partita, “se la federazione stenta a decollare, Salvini allarga il perimetro per conto suo”, è il ragionamento tra i corridoi di Monteciotorio.
All’uomo di Arcore, questi movimenti non fanno piacere, ma li guarda con distacco consapevole che “se uno demotivato se ne va, lascia il posto per quelli motivati”. E poi nessuno spostamento – anche quello di Vitali – può incidere sul grande sogno del Cav di salire al Quirinale. In fondo la Lega, la stessa che sta attingendo tra le fila azzurre, ha promesso che sarà Berlusconi il candidato di bandiera del centrodestra per il dopo Mattarella.(LaPresse)