ROMA – Disertare la riunione di lunedì a Sant’Ivo alla Sapienza per far votare al centrodestra il ‘no’ al processo per Matteo Salvini e poi ribaltare nell’aula del Senato la decisione. Non si placano le tensioni sul caso Gregoretti, con le forze della maggioranza pronte al ‘tutto per tutto’ per evitare che l’ex ministro dell’Interno faccia della vicenda dei 131 naufraghi fermati per 5 giorni nel mare siciliano, materia per la sua propaganda elettorale in vista delle elezioni regionali dell’Emilia Romagna.
Partito democratico, M5S, Italia Viva e Leu si sono dati appuntamento lunedì mattina a poche ore dalla riunione fissata per le 17, durante la quale sarà votata la relazione di Maurizio Gasparri – presidente dell’organismo parlamentare reo di aver fatto anche lui valere la sua alzata di mano per sconfiggere la maggioranza- secondo il quale l’ex ministro dell’Interno, non “deve essere processato”.
Due giorni per far sbollire gli animi e per decidere la strategia migliore
L’idea più accreditata resta quella delle assenze concordate. Intanto la presidente del Senato, Elisabetta Casellati rimane nel mirino dei giallorossi. Quel voto, ‘decisivo’ e determinante, per far votare la giunta per le Immunità non va proprio giù alle forze governative. “Ho fatto solo il mio dovere, ho evitato che proprio la Giunta per le immunità non potesse esprimersi e la questione finisse direttamente in Aula: quello sì che sarebbe stato un vulnus che ho ritenuto di dover evitare con il mio intervento” si difende la titolare di Palazzo Madama, in uno sfogo con i suoi collaboratori, registrato dal Corriere della Sera.
Secondo il quotidiano milanese Casellati avrebbe spiegato ai suoi di aver “compiuto due atti diversi e ho ricevuto pareri opposti dalle stesse persone, ma tutto è stato fatto soltanto per far funzionare le istituzioni”. Anche Matteo Salvini – accusato dal tribunale dei ministri di Catania di sequestro di persone per aver bloccato lo sbarco di 131 migranti dal 25 al 31 luglio – si erge a palatino di Casellati definendo “assurde” le accuse che le vengono rivolte.
“Io credo che la cosa più squallida di questi giorni è la vergogna che provano il Pd e il M5S: vogliono mandarmi a processo ma sanno che è senza senso e dunque vorrebbero farlo dopo le elezioni in Calabria ed Emilia-Romagna. E se la prendono con la presidente…” attacca. E sul giallo dell’incontro, svoltosi proprio giovedì, a poche ore dalla convocazione della Giunta del regolamento, ammette: “Ho parlato con la presidente prima e dopo il convegno sull’antisemitismo, a cui lei è venuta a portare il suo saluto. Ma abbiamo affrontato esclusivamente il tema della lotta all’antisemitismo”.
Dal Partito democratico è il segretario in persona, Nicola Zingaretti, a tirare la bordata
“Quello che è accaduto ieri è qualcosa di molto grave perché chi doveva garantire terzietà rispetto a una decisione così delicata non l’ha garantita. Ora vedremo che atteggiamento avere però all’indice c’è un atteggiamento non corretto da parte della presidente del Senato”. Il caso Gregoretti “è arrivato un anno dopo ed è propaganda, non c’entra niente, perché la redistribuzione era già in corso in tutta Europa” rimarca Luigi Di Maio, sottolineando: “I due casi sono completamente diversi”.
Non è della stessa idea Giorgia Meloni, leader di Fdi
“Io penso che sia uno scandalo l’indagine a danno di Salvini , penso sia vergognoso che si indaghi un ministro che ha fatto il suo lavoro e penso che sia ancor più scandaloso il voto (a favore del processo, ndr) del M5S. Mi corre l’obbligo di segnalare che Conte e Di Maio erano al governo con il presunto sequestratore“. (LaPresse)