Gregoretti, primo sì per il processo a Salvini con i voti Lega. L’ex ministro: chiamerò Conte e Di Maio

"Illegittima" la convocazione, è la tesi, dopo "la forzatura regolamentare messa in atto dal duo Casellati-Gasparri"

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Matteo Salvini

al Senato arriva il primo via libera all’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini e, dopo una accesa battaglia tutta strategia e cavilli regolamentari, sono i senatori della Lega a dire sì al processo per il leader. Nell’aula di Sant’Ivo alla Sapienza, a prendere parte alla seduta decisiva della giunta per le Autorizzazioni e le Immunità di palazzo Madama, ci sono solo i dieci senatori del centrodestra. La maggioranza, per una volta compatta, decide infatti di disertare i lavori: “illegittima” la convocazione, è la tesi, dopo “la forzatura regolamentare messa in atto dal duo Casellati-Gasparri”. Pd, M5S, Iv e Leu non hanno digerito la deroga alla perentorietà dei 30 giorni, imposta anche con il voto della presidente del Senato, e la mancata integrazione degli atti in Giunta. La relazione del presidente Maurizio Gasparri, che dice No al processo, viene quindi respinta. La votazione, in realtà, finisce in parità: cinque i sì, dei quattro senatori di FI (Gasparri compreso) e di FdI, cinque i no, che arrivano dai componenti leghisti, dopo il testa coda fatto ieri dal leader per “fare chiarezza”. Da regolamento del Senato in caso di pareggio vincono i voti contrari. La palla passa adesso all’Aula.

Il leader del Carroccio, dal tour elettorale in Emilia Romagna, si prende il palcoscenico. “I senatori della Lega voteranno per l’autorizzazione a procedere anche nell’aula del Senato – assicura – Sono testone, sono curioso, faccio di testa mia e non ascolto i legali” che hanno sconsigliato il processo. “Sono stufo di passare le mie giornate rispondendo su processi e cavilli. Se mi condannano mi condannano, se mi assolvono mi assolvono. Partita chiusa”. Salvini attacca gli avversari: “Questi del Pd non hanno la faccia di difendere le loro idee. Vogliono mandarmi a processo ma senza dire quando, perché sanno che Salvini è meglio mandarlo a processo dopo il voto in Emilia Romagna”, punta il dito. L’ex ministro dell’Interno vuole in qualche modo che la sua difesa sia collettiva e la battaglia coinvolga tutti i suoi sostenitori. Ecco, allora, che lancia il sito web Digiunopersalvini.it. e un indirizzo email per tutti gli avvocati che vorranno partecipare alla sua difesa.

La migliore difesa, però, si sa, è l’attacco. E Salvini sa dove colpire: “Se mi manderanno a processo in quell’aula chiamerò anche Conte e Di Maio che c’erano e non dormivano”, assicura. Il premier, comunque, non si lascia intimidire: “Ho già chiarito sul mio coinvolgimento, poi non mi posso sostituire alle decisioni di Salvini,della Giunta o dell’Aula. In questo caso il ministro aveva fatto approvare un dl sicurezza bis che rinforzava le sue competenze, ha rivendicato a se’ la scelta di se o quando far sbarcare le persone a bordo della Gregoretti”, ribadisce.

Ironia della sorte, in assemblea, sarà Erika Stefani – nominata da Gasparri nuova relatrice – a dover riferire in aula e spiegare ai colleghi perché è giusto processare l’ex ministro dell’Interno. Così, evidentemente, non sarà. E se è vero che l’assemblea si riunirà quando ormai il braccio di ferro sull’Emilia Romagna sarà finito, è chiaro che sulla Gregoretti si consumerà un nuovo duello.

Nadia Pietrafitta(LaPresse) 

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