NAPOLI – Beppe Grillo cede sulla deroga al doppio mandato per garantirsi la sopravvivenza e in Campania si brinda. Il comico genovese, ha intuito che è questo il tema su cui si gioca l’appoggio dei parlamentari pronti a ‘tradirlo’ e usarlo come ‘merce di scambio’. Deputati e senatori sembra fossero già pronti a sposare le regole scritte da Giuseppe Conte, tra cui quella che prevedeva il depotenziamento del ruolo del garante, per il nuovo M5S, pur di potersi dedicare alla politica per professione che un tempo deprecavano.
Ma Beppe lo ha capito. “Io sono il garante non un coglione – ha detto, non a caso, ieri durante l’assemblea con deputati e senatori – io sono un visionario, lui un uomo di cultura. Ha bisogno di me, non io di lui. Deve studiare e imparare cos’è il Movimento. Sono contrario al terzo mandato, ma se ne può parlare, decideranno gli iscritti”. Sospiro di sollievo per chi siede in Parlamento da quasi dieci anni. Grillo ha tutelato se stesso facendo un favore al presidente della Camera Roberto Fico, al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ai sottosegretari ed ex Vincenzo Spadafora, Carlo Sibilia, Angelo Tofalo ai parlamentari Agostino Santillo, Luigi Gallo e Sergio Puglia.
Tutti campani che puntano alla ricandidatura alle Politiche e che da tempo hanno dimostrato che la lotta alla casta e la contrarietà alla politica di professione sono ormai vecchi slogan finito nel dimenticatoio. Ma prima di essere sicuri di aver vinto la loro personale battaglia e di essere sulla giusta strada per la sopravvivenza politica-istituzionale i ‘big’ devono sperare che nelle prossime settimane Grillo e Conte trovino l’accordo sul nuovo statuto. “Lo statuto messo a punto da Conte è molto diverso dal nostro – ha evidenziato Grillo – è di 32 pagine e da quando l’ho ricevuto ci sono delle osservazioni reciproche in corso. Il lavoro è a tre quarti. Erano previste due comunicazioni diverse, ovvero che io non parlavo a nome del Movimento. Ma io c’entro eccome con la comunicazione. Rocco Casalino è bravissimo sulle tv – ha chiosato – ma deve rapportarsi anche con me, non solo con il capo politico”.
Intanto, mentre a Roma si parla di massimi sistemi e si fa di tutto pur di non ammettere che nessuno vuole rinunciare alla giostrina parlamentare, in Campania rispetto all’organizzazione delle Amministrative i pentastellati navigano a vista. A Napoli è ormai cosa nota che i dissidenti vogliono giocare una partita loro. I consiglieri comunale e regionale Matteo Brambilla e Marì Muscarà con consiglieri di Municipalità e attivisti lavorano ad una candidatura alternativa a quella di Gaetano Manfredi sostenuto da M5S contiano-Pd-Leu deluchiani e Iv.
A Caserta, invece, sono per lo più i dem ad essere poco propensi ad un accordo con i 5 Stelle in sostegno del sindaco uscente Carlo Marino. A Salerno, nonostante l’appello di alcuni parlamentari tra cui Tofalo di qualche settimana fa, tutto tace. I grillini non riescono a comporre una lista perché parte della base non vuole allearsi con Leu contro il candidato deluchiano e sindaco uscente Enzo Napoli. Infine, a Benevento probabile che si crei un’alleanza giallorossa attorno all’avvocato Luigi Diego Perifano, figura discussa tant’è che perfino Clemente Mastella ha ironizzato dicendo: “I grillini sosterranno un massone”. Ma le questioni locali possono attendere, almeno finché non verrà ‘apposta la firma’ sull’accordo Conte-Grillo sul nuovo statuto che consentirà ai veterani di continuare a far carriera in politica.