ROMA – Oggi è avvenuto l’ennesimo femminicidio. A Torino un uomo ha ucciso l’ex moglie utilizzando una pistola. Quella d’ordinanza. L’omicida, infatti, è una guardia giurata e per compiere il delitto ha utilizzato la “sua” arma. E, puntualmente, è scoppiata la polemica: perché i dipendenti degli istituti di vigilanza possono essere armati anche fuori servizio? “Le guardie giurate possono portare l’arma tutto il giorno, anche fuori dall’orario di lavoro, su tutto il territorio nazionale. Anche in vacanza se volessero. Lo prevede la legge”. Lo dichiara Francesco Pellegrino, segretario nazionale dell’Unal, il sindacato che rappresenta le guardie giurate.
L’immaginario collettivo
Nell’immaginario collettivo i vigilanti e le guardie giurate, però, vengono visti come “poliziotti mancati”, pronti a usare la pistola – cosa che in servizio non accade poi tanto spesso – alla prima occasione. O, peggio, al primo litigio col partner o il vicino di casa. Ma in loro difesa, non penale sia chiaro, va detto che a questa categoria non viene data l’attenzione che meriterebbe. A partire dalla selezione, che spesso avviene attraverso maglie fin troppo larghe. In cui passano, talvolta, soggetti che hanno il solo merito di “essere incensurati e in buona salute”, e che non devono superare un test psico-attitudinale, come avviene invece per le forze dell’ordine.
L’addestramento
E l’addestramento? Poco più che inesistente: “Circa 48 ore di corso e 50 colpi sparati al poligono per ricevere il certificato di idoneità al maneggio delle armi”, spiega Pellegrino. Quindi ci vuole poco per essere autorizzati a portare un’arma nella fondina. Portarla e usarla. Se responsabilmente o meno dipenderà dalla persona. Perché non dimentichiamo che si tratta di un lavoro usurante. “Ogni due anni, al rinnovo del porto d’armi – spiega Pellegrino – c’è una visita psicologica obbligatoria”. Ma non è questo il punto.
La denuncia
Come denuncia il sindacalista “manca il controllo degli istituti di vigilanza da parte delle questure”. Perché non tutti gli istituti rispettano gli orari. “Così, turni di 7 ore si trasformano in maratone di 20 ore. C’è chi è arrivato a 856 ore di straordinario in un anno, oltre l’orario normale” spiega Pellegrino. E un accertamento psicologico ogni due anni forse è troppo poco per verificare il livello di stress di chi, qualora dovesse perdere la testa per qualsivoglia motivo, ha la “soluzione” letteralmente a portata di mano. Con risultati che possono essere devastanti.
“Sono casi isolati. Usarli contro la categoria è pretestuoso” sottolinea con forza Pellegrino. “Anche alcuni appartenenti alle forze dell’ordine hanno usato la loro arma per uccidere. E loro sono molto più addestrati di una guardia giurata. E’ lo stress che uccide. Anche loro sono vittime dello stress”.
(LaPresse/di Giusi Brega)