NAPOLI – A fianco di vittime e profughi, sul fronte di guerra, c’è la Chiesa. La rete della Caritas (diretta da don Carmine Schiavone) è attiva per convogliare aiuti umanitari alla popolazione ucraina, e la Diocesi di Aversa, guidata da monsignor Angelo Spinillo sono in prima linea. Il vescovo e i parroci stanno pregando in nome dell’unità e della pace. La Diocesi di Aversa ha accolto il grido d’allarme dei numerosi profughi ucraini che stanno cercando di lasciare le proprie case per trovare riparo nelle famiglie ad Aversa, nei centri dell’Agro aversano e in quelli a Nord di Napoli e, il vescovo Angelo Spinillo, sta moltiplicando gli sforzi per poter dare accoglienza a quante più persone possibili. Accanto al vescovo e alla Caritas si sta attivando tutta la rete delle parrocchie per accogliere tutti coloro, probabilmente centinaia di persone, in fuga dalla guerra. L’eco dei bombardamenti russi è arrivato dritto al cuore del vescovo Spinillo.
Sua Eccellenza da dove bisognerebbe iniziare per curare le ferite di questo momento di crisi?
“Non si può negare che in questo momento storico sono tante le ferite che condizionano la vita dell’umanità. Ci sono ferite che possono essere facilmente curate e ferite che, invece, lasceranno per sempre il loro segno nella vita dell’umanità. Chi, infatti, potrà mai cancellare dagli occhi e dalla memoria di tanti bambini la violenza che hanno subìto vedendo la loro famiglia distrutta o costretta a separarsi? L’accoglienza generosa e sincera che tanti stanno offrendo è sicuramente una prima forma di cura. Possiamo dire che la generosa disponibilità messa in campo da singoli cittadini e da istituzioni è un segno di speranza per il cammino dell’umanità. Un bambino che si trovasse in difficoltà cerca anzitutto rifugio tra braccia amiche e rassicuranti, poi vengono tutte le altre necessarie forme di cura”.
La Chiesa si è mossa per contrastare l’emergenza. La crisi economica però non è finita, da emergenza sta diventando condizione cronica del paese. Tutto ciò richiede nuove forme di sostegno alle famiglie in difficoltà. Quali dovrebbero essere?
“Grazie al contributo di tanti la Chiesa si è prodigata per accogliere e sostenere persone in difficoltà per l’emergenza sanitaria prima e poi per quella della guerra. La portata delle emergenze, ora, ci fa temere che la crisi diventi condizione cronica. In realtà, se diventa cronica vuol dire che stanno cambiando le situazioni e gli equilibri nella vita del mondo. E’ ora di cominciare a pensare ad una nuova forma di organizzazione sociale. Papa Francesco ci ha invitato a dare un nuovo fondamento alle attività economiche e sociali. Forse è finito il tempo di un’economia padrona di ogni scelta, guidata dalla sola necessità di nutrire sé stessa, è necessario pensare ad un’economia capace di servire la vita del mondo e di nutrire l’umanità di nuovi concetti di fraternità tra i popoli”.
La crisi economica e sociale sono le conseguenze più prossime dovute all’epidemia e alla guerra in Ucraina, La guerra è nei volti dei profughi accolti dalle parrocchie della Diocesi che hanno aperto le porte della solidarietà per trasmettere speranza. La Diocesi di Aversa è terra di accoglienza e inclusione. cosa vede all’orizzonte?
“Credo di poter dire che ogni gesto di solidarietà, ogni atto di accoglienza non è soltanto utile al momento dell’emergenza, ma getta un seme nuovo per la vita dell’umanità. Oserei dire che è già futuro, stabilisce rapporti nuovi, non immaginati prima. Mi permetto di dire che chi pensa di risolvere i propri problemi facendo ancora guerre con i paesi vicini sta facendo un’operazione ormai superata nella storia. Il progresso dell’umanità non passa più per la quantità di terra che si possiede, ma per la capacità di dialogare, di cercare insieme, di valorizzare le persone e le cose, non di distruggerle pensando che siano cose di estranei, di nemici. Confesso che davanti a certe forme di guerra assurda, a volte ho paura che la stupida prepotenza umana lasci bruciare nel nulla questo nostro splendido mondo. La generosità umile e vera, sempre nuova di tanta gente capace di accoglienza fraterna, mi fa, poi sperare nel cambiamento, che, come si legge nella Dichiarazione di Musulmani e Cristiani sulla fratellanza umana (Abu Dhabi 2019), l’umanità saprà “adottare la cultura del dialogo come via, la collaborazione come comune come condotta, la conoscenza reciproca come metodo e criterio”.
Qual è l’impegno della Chiesa?
“Oggi, forse, più che in passato la Chiesa guarda al Cristo come l’uomo nuovo. Quest’uomo “creato nella giustizia e nella santità della verità”, come dice l’Apostolo Paolo, la Chiesa vuole annunciare, quest’uomo vuole far crescere nella storia del mondo”.
La Diocesi di Aversa non è mai rimasta insensibile al problema dei profughi e a quello della pandemia. In città da qualche settimana è iniziata l’accoglienza dei profughi ucraini. Il centro di accoglienza nella sede della Protezione civile, aperto in sinergia con l’amministrazione comunale, l’Asl e la Caritas accoglie da qualche giorno i profughi, grazie al lavoro dei volontari funziona come un hub di accoglienza e smistamento, nel quale i profughi rimarranno per il tempo necessario per essere accuditi e soprattutto conosciuti, per poi essere inseriti – in maniera avveduta e razionale con la collaborazione della Diocesi di Aversa e della Caritas Diocesana – in famiglie tramite le parrocchie verso per chi ha aperto le porte di casa a chi scappa dalla guerra.
Un impegno fatto di generosità e accoglienza, talvolta anche solo di un pasto caldo e di un primo rifugio al coperto per sfuggire dalla bombe. La rete di solidarietà della Chiesa, della Caritas e delle associazioni di volontariato si è prodigata per accogliere e integrare i profughi ucraini sul territorio. Mentre rombano i cannoni e il cielo dell’Ucraina illuminato dalla scia dei missili, la Diocesi di Aversa vuole far sentire ai rifugiati la preghiera e la fraternità di popolo solidale con l’Ucraina.
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