Guerra in Ucraina: i Paesi si mobilitano con le sanzioni anti-Putin

Dal Giappone agli Stati Uniti, fino alla Corea del Sud: aumentano gli Stati che voltano le spalle alla Russia

in foto il presidente russo Vladimir Putin (Russian Presidential Press Service via AP)

ROMA – I Paesi si mobilitano con sanzioni anti-Putin: dal Giappone agli Stati Uniti, fino alla Corea del Sud. Mentre si intensificano gli, sforzi diplomatici per ricucire lo strappo con la Cina disposta a fare da mediatrice. Il Giappone, da parte sua ha optato per applicare sanzionare a 32 dirigenti russi e bielorussi attraverso il congelamento dei loro beni, oltre ad aver bandito l’export in Russia di attrezzature e materiale per la raffinazione del petrolio.

Ma non solo il Giappone: anche La Corea del Sud ha sposato la logica delle sanzioni unendosi all’Ue e agli alleati. E già da oggi sono stati applicati i divieti delle transazioni con la Banca centrale russa e i fondi sovrani di Mosca. E, sempre nella giornata di oggi, il presidente francese, Emmanuel Macron incontrerà il cancelliere tedesco, Olaf Scholz e il leader cinese, Xi Jinping: un tavolo concertato che si spera possa aprire a nuovi scenari di pace tra Mosca e Kiev.

La lista nera 

Dopo essere stata inserita da Putin nella black list l’Italia è ufficialmente diventata Paese nemico della Russia. Ma secondo il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio “l’inserimento del nostro Paese in questo elenco è una dimostrazione che le sanzioni stanno funzionando, l’economia russa è fortemente indebolita”. Ma otre all’Italia e ovviamente all’Ucraina, nell’elenco risultano gli Stati Uniti, tutti i Paesi facenti parte l’Unione europea, la Gran Bretagna, il Giappone, la Corea del Sud, l’Australia, la Nuova Zelanda e la Svizzera.

Il decreto

Nel decreto firmato da Putin la possibilità di rimborsare alle entità russe con i rubli i loro debiti a tutti i creditori dei paesi ritenuti ostili. Un passaggio essenziale per permettere alla Russia di allontanare, almeno per ora, un possibile default. Nel decreto è previsto che “il rimborso in rubli dei debiti in valuta al tasso di cambio fissato dalla banca centrale è da considerarsi a tutti gli effetti valido”. Complicato, però, per i creditori internazionali, una situazione del genere non prevista dai contratti, anche perché sarebbe difficile convertire il rublo in altre valute. Soprattutto in un momento in cui la Russia rischia il default con la propria moneta che ha perso di mercato.

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