ROMA – “Donne stuprate e uccise”. E’ la dura accusa lanciata dalla vicepremier ucraina Olha Stefanishyna. “Ogni singolo soldato che abbia commesso questo crimine di guerra – ha detto – verrà chiamato a risponderne. Donne ucraine, noi rimarremo unite e prevarremo”. E domani riprenderanno i colloqui con Mosca per trovare una soluzione alla crisi. A riferirlo è la Tass: “Un incontro online fra le delegazioni russa e ucraina – sui legge – è previsto per il 21 marzo”.
Turchia ottimista
Secondo il ministro degli Esteri della Turchia, Mevlut Cavusoglu, “le parti sono vicine a un accordo”. E la conferma arriva anche dal portavoce della presidenza turca, Ibrahim Kalin che ha affermato: “Le parti stanno negoziando sei punti: neutralità, disarmo e garanzie di sicurezza dell’Ucraina, la cosiddetta de-nazificazione, rimozione degli ostacoli all’uso della lingua russa in Ucraina, lo status della regione separatista del Donbass e lo status della Crimea, annessa alla Russia nel 2014”.
Il monito
E il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, pure si è detto pronto a trattare: “Senza negoziati non possiamo porre fine a questa guerra. Qualora i tentativi fallissero potrebbe significare che il conflitto tra Mosca e Kiev sfocerebbe in una terza guerra mondiale” ma “se c’è solo l’1% di possibilità per noi di fermare questa guerra, penso che dobbiamo coglierla. Dobbiamo farlo”. E ha poi aggiunto: “Le forze russe sono venute per sterminarci, per ucciderci” ma “con la dignità del nostro popolo e del nostro esercito abbiamo potuto dimostrare di essere stati in grado di assestare un colpo potente, siamo stati in grado di contrattaccare. Sfortunatamente la nostra dignità non sta salvando vite”. Di qui la necessità di negoziare con il presidente russo Vladimir Putin.
Legge marziale
Intanto Zelensky ha prorogato la legge marziale di “altri 30 giorni, a partire dal 26 marzo”. La notizia è stata diffusa dal servizio stampa della Verkhovna Rada.