KIEV – Secondo le ultime notizie diramate direttamente dall’esercito ucraino, in queste ore sarebbe stata riconquistata Lyman. Il capo dell’amministrazione militare di Lugansk, Sergiy Gaidai, ha infatti confermato che “le truppe della Federazione Russa, oltre 5mila militari, di stanza nelle città orientale di Lyman sono circondate dall’esercito ucraino”, e che “hanno fatto appello alla loro leadership con la richiesta di ritirarsi, ma la richiesta è stata respinta dai comandanti della Federazione”. La conferma è giunta anche da Mosca: “A causa della minaccia di essere circondate, le truppe alleate si sono ritirate da Krasny Lyman verso posizioni più vantaggiose. L’esercito ucraino sta subendo perdite considerevoli a Krasny Lyman ma continua ad avanzare”.
Altra strage
Sarebbero ventiquattro i civili ucraini uccisi in un raid delle forze russe nella regione di Kharkiv nel nordest del Paese tra cui 13 bambini e una donna incinta. Le vittime sarebbero state soprese nel lasciare la zona in auto. La notizia è stata confermata dal governatore, Oleh Syniehubov che ha spiegato: “Un atto crudele che non può essere giustificato” ed avvenuto “nella cosiddetta zona grigia tra la città di Svatove occupata nella regione di Lugansk e quella liberata di Kupyansk nella regione di Kharkiv, che distano tra loro circa 60 km”.
Il monito di Zelensky
Nel suo solito quotidiano intervento il presidente ucraino Zelensly ha lanciato un monito ai nemici: “Finché non risolvete tutti i problemi con colui che ha iniziato tutto, che ha iniziato questa guerra insensata per la Russia contro l’Ucraina, sarete uccisi uno per uno, facendo da capri espiatori, per non ammettere che questa guerra è un errore storico per la Russia”. In Donbass “hanno già iniziato a addentrarsi: cercano i colpevoli, accusando alcuni generali di fallimenti. Questa è la prima campana che dovrebbe essere ascoltata a tutti i livelli del governo russo”
La minaccia di Erdogan
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha minacciato di porre il veto affinchè Svezia e Finlandia aderiscano alla Nato “fino a quando – ha detto – le promesse fatte ad Ankara dai due Paesi nordici non saranno mantenute”. Il riferimento è alla richiesta alla Svezia “di non ospitare più esponenti curdi che Ankara considera terroristi”.