Guerra, Odessa rimarrà almeno due mesi senza corrente

(AP Photo/David Goldman)

KIEV – La città di Odessa resterà dai due, ai tre mesi senza luce causa i danni arrecati l’altra notte dai droni russi sulla cittadina ucraina al sistema elettrico cittadino. Per cui il Dipartimento dei sistemi energetici della regione ha invitato i residenti a lasciare temporaneamente la città “se si ha l’opportunità e le zone rimaste senza corrente”

Lo stanziamento

Intanto la Tass ha diffuso la notizia secondo al quale la Norvegia avrebbe stanziato una cifra imponente per riattivare il sistema energetico danneggiato: “Siamo grati ai nostri partner norvegesi – hanno dichiarato fonti ucraine – per aver fornito 1 miliardo di corone norvegesi, ovvero 100 milioni di dollari, per il ripristino della nostra infrastruttura”. E dal Ministero della Difesa di Oslo è giunta l’ulteriore notizia secondo cui nel 2023 ci sarebbe l’intenzione di “raddoppiare il numero di istruttori militari per le truppe ucraine, da 75 a 150″. In effetti la Norvegia in precedenza ha già fornito 15 milioni di dollari finalizzati proprio all’addestramento dei militari ucraini da inviare in guerra.

L’attacco

E dal gruppo di partigiani Atesh (Movimento di tatari di Crimea e Ucraini) è giunta la rivendicazione dell’attentato compiuto la notte scorsa nei confronti di una base militare nemica nel villaggio di Radianske, nella Crimea occupata. Secondo i media filorussi infatti “due soldati sarebbero morti”

Ruolo decisivo

E il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha spiegato che “la Santa Sede può avere un ruolo importante nella mediazione tra Ucraina e Russia ma questo momento non è arrivato per aprire un tavolo di pace e in ogni caso chiunque voglia aiutare questo processo, compreso il Vaticano, non può essere neutrale, non può mettere i due Stati sullo stesso piano. Non si può insistere sul concetto di fratellanza, non siamo fratelli, questa è la storia di Caino e Abele. Se vuoi la pace, non mandi missili ogni settimana per distruggere le nostre infrastrutture, non continui a mandare militari per catturare le nostre città, non annetti territori che sono di altri”.

Il messaggio

Kuleba ha poi aggiunto che quanto detto dal Santo Padre l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata Concezione “è arrivato dritta al cuore degli ucraini. I rapporti tra Kiev e Santa Sede sono continui. E i dossier sui quali è impegnata la Santa Sede sono diversi, dal grano ai prigionieri”. Kuleba ha spiegato che “il 2 ottobre il Papa ha detto a Putin di fermare la guerra e a Zelensky di essere aperto a proposte. Questo mettersi da entrambe le parti non è stato d’aiuto. Va bene richiamare Putin, ma se chiedi a Zelensky di essere aperto a proposte di pace, stai dicendo che Zelensky non è aperto alla pace e ha bisogno che qualcuno glielo dica. Questo non è vero. L’Ucraina vuole pace”.  E in queste ore è giunta la dichiarazione secondo la quale il segretario della Nato, Jens Stoltenberg ha dichiarato che quella in corso “è una guerra che può diventare una grande guerra.

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