Guerra tra i clan Schiavone e Bidognetti. Perché Emanuele Libero e Reccia sono stati arrestati? Al momento del raid erano armati

I figli di Sandokan e del boss Oreste scovati dai carabinieri in un basso del quartiere Santa Lucia, il 33enne è ferito dopo un incidente in moto. Nel locale c’era anche il fratello di Emanuele Libero, Ivanhoe, che non è stato raggiunto da alcun provvedimento.

Emanuele Libero Schiavone e Francesco Reccia
Emanuele Libero Schiavone e Francesco Reccia 2

Sono stati scovati al quartiere Pallonetto di Santa Lucia a Napoli. Emanuele Libero Schiavone, 33 anni e Francesco Reccia, 29 anni sono stati acciuffati dai carabinieri della Compagnia di Casal di Principe. Schiavone, figlio di Francesco Schiavone, capo dei Casalesi da qualche mese collaboratore di giustizia, presentava delle ferite al volto. Sul corpo anche alcuni lividi.

Alcune delle ferite se le sarebbe procurate in seguito ad un incidente avuto in moto. Con loro, in un basso del Pallonetto di Santa Lucia, c’era anche il fratello di Emanuele Libero, Ivanhoe. Per lui non è stato adottato alcun provvedimento. Schiavone e Reccia, figlio del boss Oreste Reccia detto recchia ‘e lepre, di San Cipriano d’Aversa, sono stati arrestati in esecuzione di un decreto di fermo emesso dalla Dda di Napoli per detenzione e porto d’armi con l’aggravante mafiosa.

Viene contestata infatti la detenzione di armi per l’episodio degli spari all’esterno della caffetteria Borriello a Casal di Principe e in via Bologna, presso l’abitazione di Schiavone. Stando a quanto emerso, quando i due episodi si sono verificati, Schiavone e Reccia erano a loro volta armati. Probabilmente con quelle pistole che portavano con loro hanno esploso dei colpi ma questo per ora non gli viene contestato. Espletate le formalità di rito Schiavone e Reccia sono stati trasferiti in carcere.

I militari dell’Arma hanno proceduto a perquisire anche l’abitazione degli Schiavone in via Bologna ed hanno proceduto ad eseguire alcuni accertamenti. I due, assistiti dagli avvocati Domenico Della Gatta e Paolo Caterino, saranno sottoposti ad udienza di convalida del fermo. Emanuele Libero Schiavone è tornato a Casal di Principe lo scorso aprile, dopo aver trascorso 12 anni in carcere.

Un mese prima aveva rifiutato il programma di protezione offertogli in occasione della scelta del padre capoclan, Francesco Schiavone Sandokan, di collaborare con la giustizia. Dal momento della sua scarcerazione negli ambienti criminali gli investigatori avevano subito notato una certa fibrillazione. Fino a venerdì sette giugno scorso quando le tensioni sono sfociate negli spari.

La ‘stesa’ in piazza Mercato e il cancello di casa Schiavone crivellato da colpi d’arma da fuoco; poi i colpi esploso in via Ovidio a San Cipriano d’Aversa dove abita Francesco Reccia. Ad entrare in azione sarebbero stati gli esponenti del clan Bidognetti. Gli investigatori non escludono che i sicari che hanno fatto fuoco contro il cancello di casa Schiavone in via Bologna volessero colpire uno degli Schiavone.

Ad entrare in azione nella notte fu un commando a bordo di un’auto scura che esplose in aria una raffica di colpi di mitraglietta nella centralissima piazza Mercato, gridando “Qui comandiamo noi”. Paura tra le tante persone che nonostante l’ora tarda si intrattenevano nell’agorà. Altri proiettili furono poi esplosi contro il cancello dell’abitazione dei familiari del capo dei Casalesi Francesco Schiavone, alias Sandokan, che da poco ha iniziato a collaborare con la giustizia: la casa è abitata dai figli Ivanhoe ed Emanuele Libero Schiavone.

Quel grido potrebbe essere un avvertimento per lasciare spazio alle nuove leve della criminalità. Il portone di ingresso dell’abitazione in via Bologna è stato raggiunto da almeno una quindicina di proiettili, sui cui bossoli sono in corso gli accertamenti balistici per verificare se a sparare nei due luoghi di Casal di Principe sia stata la stessa arma e soprattutto nello stesso arco temporale come pare evidente ad una prima analisi di quanto accaduto.

Alla base dei contrasti tra gli Schiavone e i Bidognetti potrebbe esserci la contesa del controllo degli affari illeciti su cui gli Schiavone, dopo la scarcerazione del 33enne Emanuele Libero potrebbe voler rimettere le mani. Da tale circostanza, unitamente ad un alterco avuto proprio in un locale pubblico, sarebbe scaturita la violenta reazione dei Bidognetti.

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