SAN JUAN – La polizia haitiana ha arrestato più di 40 sospettati per l’uccisione del presidente Jovenel Moise, ma in molti sull’isola temono che il crollo del sistema giudiziario di Haiti possa lasciare impunito l’assassinio.
Gli interrogatori proseguono, mentre decine di sospetti, tra cui un ex senatore haitiano e un ex funzionario, sono ancora latitanti. Il processo ha però già incontrato ostacoli significativi, comprese minacce di morte e accuse di manomissione delle prove.
Gli esperti e persino l’Ufficio per la protezione dei cittadini di Haiti, un’agenzia governativa simile a un difensore civico, avvertono che il paese deve affrontare molte sfide per gestire adeguatamente un caso così complicato. “Il sistema giudiziario è tenuto in ostaggio da alcuni settori e indebolito da un corpo” “che protegge i giudici disonesti e corrotti ma perseguita, attraverso fasulle ong per i diritti umani, coloro che sono onesti”, ha affermato l’agenzia in un comunicato.
Brian Concannon, consigliere dell’Istituto per la giustizia e la democrazia ad Haiti, ha affermato di essere preoccupato dai “tanti depistaggi intenzionali”. L’Ufficio per la protezione dei cittadini di Haiti ha osservato che 32 omicidi di personalità alto profilo dal 1991 non sono mai stati risolti, compresi quelli di ex funzionari governativi, avvocati, accademici e giornalisti, accusando giudici di aver liberato i sospetti arrestati dalla polizia e osservando che negli ultimi due decenni non c’è stato alcun processo significativo per casi di omicidio ben noti.
(LaPresse)