MILANO – Il sempre più probabile addio di Marek Hamsik al Napoli lascia un vuoto incolmabile nelle menti e nel cuore dei tifosi partenopei. Ma non solo. La cessione dello slovacco, infatti, fa scendere ancor di più il numero di quelle che, nel massimo campionato italiano di calcio, possono essere considerate vere e proprie bandiere.
Le bandiere che hanno detto addio
Un trend negativo partito, in tempi recenti, con gli addii di Paolo Maldini, Alex Del Piero, Francesco Totti e Gigi Buffon. Quattro calciatori che hanno fatto la storia e che hanno scelto altre strade dopo carriere straordinarie. Oggi in Italia, come è giusto che sia, è largo ai giovani, per un movimento calcistico da rifondare e mettersi al livello dei già più quotati coetanei europei. Al di là di un cambio generazionale naturale, quel che fa riflettere è che Daniele De Rossi, Giorgio Chiellini, Francesco Magnanelli e Sergio Pellissier rappresentano un calcio che non c’è più. Quello in cui il cuore va oltre la tecnica, quello nel quale non c’è spazio (o almeno non tutto lo spazio) per i procuratori, per i ricchi contratti, per le presunte sirene da campionati forse più affascinanti.
Calcio: emozioni o puro spettacolo?
È inutile girarci intorno, perché il mondo del calcio è cambiato, è diventato business. Sponsor e Pay tv rappresentano la maggiore fonte di sostentamento delle squadre italiane (e non solo) ed in questo mondo le bandiere non contano più. Non c’è spazio per i veterani, per quelli che si dicono a ragion veduta i primi tifosi della squadra di cui indossano la maglietta. Per quelli che urlano ad ogni gol segnato e che sono in grado, proprio per questo, di continuare a calcare il prato verde anche fino a 40 anni. Perché sono atleti, certo, e lavoratori seri. Ma soprattutto amanti della propria squadra. E quelli, forse, oggi non ci sono più.