ROMA – ArcelorMittal ha già depositato l’atto di recesso in tribunale. E’ l’inizio della fine per l’acciaieria tarantina. Il documento è sul tavolo del presidente del palazzo di giustizia di Milano Roberto Bichi.
L’inizio della fine
“Alea iacta est” direbbero i latini: “Il dato è tratto”. Dopo il primo passo con la consegna in tribunale dell’atto di recessione, già oggi la causa è iscritta a ruolo e il presidente del Roberto Bichi potrà assegnare il procedimento a una delle due sezioni specializzate in materia di imprese. Intanto la maggioranza auspica un confronto con la società, ma da fonti sicure pare che, almeno al momento, non siano previsti incontri.
Gualtieri: rispetto degli accordi
Con il deposito, la causa è stata iscritta a ruolo e ora il presidente Bichi dovrà assegnare il procedimento. E il Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri dice: “L’Ilva deve continuare a produrre e il governo è impegnato collegialmente per questo obiettivo. Chiediamo il rispetto degli accordi e l’individuazione di una soluzione sostenibile di mercato”. E in Commissione Bilancio ha aggiunto: “Gli obiettivi di bonifica sono tanto più realizzabili quanto più va avanti il piano industriale, sono strettamente legati”. Sottolineando inoltre che il tema all’ordine del giorno per l’Ilva non è la nazionalizzazione, ma “il rispetto degli accordi e l’individuazione di una soluzione sostenibile di mercato e di rilancio, anche per il conseguimento degli obiettivi di bonifica Piano industriale e ambientale sono strettamente collegati, si deve puntare al ripristino degli approvvigionamenti e che l’Ilva continui a produrre. Il governo è impegnato collettivamente e collegialmente a questo obiettivo”.
I sindacati
Intanto si muovono i sindacati dei metalmeccanici Fiom, Fim e Uilm attraverso una lettera alla ArcelorMittal invitandola a continuare con i tavoli di concertazione: “Il recesso non freni il confronto”, e auspicano, ed “esprimono valutazioni diverse sul sussistere delle condizioni per rescissione del contratto e retrocessione dei rami d’azienda dell’ex Ilva”. E chiedono con urgenza un confronto “per discutere sulle prospettive e sul rispetto degli accordi e degli impegni assunti” possibilmente da farsi presso il ministero dello Sviluppo.
Boccia: no alla nazionalizzazione
“Non amiamo le nazionalizzazioni, i problemi non si possono risolvere così – asserisce il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia – Le polemiche e le colpe non servono più, aspettiamo che il presidente del consiglio lavori e ci auguriamo e auspichiamo che si trovi una soluzione che coniughi sostenibilità ambientale con la sostenibilità economica e sociale, perché questa è la questione. Non è possibile – ha aggiunto – che si continui a parlare solamente del contenzioso giudiziario mentre gli stabilimenti si stanno fermando, con effetti irreversibili per la continuità produttiva. La più grande acciaieria europea da un momento all’altro si spegnerà”.
Palombella: è la fine di tutto
E il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella aggiunge: “La produzione si sta fermando ed è la fine di tutto. Purtroppo – prosegue – tanti esponenti politici, nazionali e locali, parlano del futuro dello stabilimento senza conoscerne il ciclo produttivo”.