Huawei, Cina: “Caso Meng è persecuzione politica”

Mentre a Schenzen, nel sud della Cina, è atteso l'arrivo di Meng Wanzhou, chief financial officer di Huawei e figlia del fondatore della società, dopo il suo rilascio dal Canada, il quotidiano del partito comunista cinese al governo People's Daily dichiara la risoluzione del caso una "gloriosa vittoria per il popolo cinese" raggiunta tramite gli "incessanti sforzi del governo cinese".

EFE/Alberto Estevez

SHENZEN – Mentre a Schenzen, nel sud della Cina, è atteso l’arrivo di Meng Wanzhou, chief financial officer di Huawei e figlia del fondatore della società, dopo il suo rilascio dal Canada, il quotidiano del partito comunista cinese al governo People’s Daily dichiara la risoluzione del caso una “gloriosa vittoria per il popolo cinese” raggiunta tramite gli “incessanti sforzi del governo cinese”. “L’evidenza mostra che questo è stato puramente un caso di persecuzione politica di una cittadina cinese con l’obiettivo di reprimere il progresso tecnologico della Cina”, scrive il giornale. E ancora: “Nessuna forza può bloccare il progresso della Cina”. Meng Wanzhou, 49 anni, chief financial officer di Huawei e figlia del fondatore della società, era stata arrestata a dicembre del 2018 all’aeroporto di Vancouver, in Canada, sulla base di un mandato d’arresto degli Stati Uniti del 2018, dove è emerso che era ricercata per accuse di frode legate alla presunta violazione delle sanzioni Usa all’Iran. Giovedì è stato raggiunto un accordo con il dipartimento della Giustizia Usa che ha spianato la strada al ritorno di Meng in Cina, così è partita da Vancouver alla volta di Shenzen, dove ha sede Huawei.

LaPresse

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