Huawei, la Cina non arretra: la tregua degli Usa non cambia nulla

Immediata e secca la replica del portavoce del ministero degli Esteri cinese Geng Shuang che ha invitato gli Stati Uniti a "rettificare immediatamente il loro approccio"

Foto Fred Dufour / AFP

MILANO – La Cina non arretra nello scontro che oppone Huawei alla Casa Bianca. E lascia intendere che la tregua di 90 giorni concessa dall’amministrazione Trump prima di vietare alle società statunitensi di vendere apparecchiature a Huawei “non cambia nulla”. Ieri il governo Usa aveva concesso al colosso cinese della telefonia, che sospetta di potenziale spionaggio a beneficio di Pechino, un periodo di esenzione concesso, come spiegato dal Ministero del Commercio, “per offrire ai consumatori americani, il tempo necessario per trovare fornitori diversi da Huawei. A causa della minaccia permanente che rappresenta per la sicurezza nazionale e la politica estera”.

La replica della Cina

Immediata e secca la replica del portavoce del ministero degli Esteri cinese Geng Shuang che ha invitato gli Stati Uniti a “rettificare immediatamente il loro approccio”. Siegando che la tregua non cancella “il fatto che Huawei sia stata trattata ingiustamente”. E ha aggiunto: “Qualunque cosa facciano gli Stati Uniti, non cambia il fatto che non dovrebbero estendere il concetto di sicurezza nazionale, abusare dei controlli sulle esportazioni, discriminare le società straniere e persino cercare di eliminarle. Senza la minima prova”.

La linea degli Usa

Il governo degli Stati Uniti ieri aveva sottolineato di aver aggiunto 46 filiali di Huawei alla sua lista nera. Rilevando che da maggio in totale c’erano un centinaio di filiali e persone legate al gruppo cinese.

“È chiaro che questa decisione, presa in questo preciso momento, ha motivi politici. E non ha nulla a che fare con la sicurezza nazionale”, ha replicato Huawei. Questa misura “viola i principi fondamentali della concorrenza” e non è nell’interesse di nessuno, nemmeno delle società americane, ha aggiunto il gruppo. “Cercare di eliminare le attività di Huawei non aiuterà gli Usa a raggiungere la supremazia tecnologica. E chiediamo al governo degli Stati Uniti di porre fine a questo trattamento ingiusto e di rimuovere Huawei dalla lista nera”.

Il caso Huawei

Il divieto delle società statunitensi di fornire attrezzature a Huawei dovrebbe compromettere gravemente il gruppo, che sta acquistando in gran parte i suoi chip negli Stati Uniti. Vieta inoltre a Google di vendere il sistema operativo Android di Huawei, che equipaggia i telefoni cinesi. In risposta, Huawei ha lanciato all’inizio del mese un proprio sistema operativo, chiamato HarmonyOS.

(AWE/LaPresse)

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