Il jazz, nell’accezione attuale, è percepito soprattutto come una musica strumentale. Il numero di cantanti e delle cantanti è infinitamente minore rispetto al numero di strumentisti presenti nelle programmazioni dei festival. I motivi sono tanti, le ragioni diverse, ma quello che ho appena segnalato è un dato puramente statistico, privo di ogni mia considerazione tecnica o artistica.
Detto questo, quasi da sempre si assiste a una convivenza difficile tra strumentisti e cantanti, dove i primi, tranne rari casi guardano i secondi, non sempre con occhio benevolo. Gli strumentisti hanno spesso, un atteggiamento di sufficienza nei confronti di chi usa la voce come strumento, c’è quasi un fastidio nei confronti di chi apre la bocca ed emette un suono, e se baciato dalla fortuna, magari si ritrova anche ad avere un bel timbro, e una buona estensione, quasi senza fare nulla, tutti elementi che richiedono anni di studio per uno strumentista.
Da un punto di vista storico, comunque, le cose non sono state molto diverse. Se ci riferiamo ai cantanti o alle cantanti jazz attive tra gli anni ’20 e gli anni ’60, il numero sopravvissuto o passato alla storia è infinitamente piccolo rispetto al numero degli strumentisti. Il jazz è nato anche come risposta alla musica “leggera”, proposta nelle riviste e negli spettacoli di intrattenimento che invadevano gli Stati Uniti tra le due guerre mondiali e alla fine del secondo conflitto bellico.
Tolta la triade delle grandi cantanti quasi universalmente note, che rispondono al nome Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan e Billie Holiday, persino le altre cantanti e i loro colleghi attivi nel periodo d’oro delle grandi orchestre come: Ivie Anderson, una vera e propria stella dell’orchestra di Ellington negli anni ’30, Herb Jeffries, uno splendido baritono attivo soprattutto negli anni ’40, Al Hibbler, che entrò nell’orchestra del Duca nel ’42, e persino Betty Rochè, divenuta famosa per la sua interpretazione di “Take the ‘A’ Train”, restando in una analisi circoscritta come esempio, solo all’orchestra di Ellington, sono pochi gli esempi giunti sino a noi o capaci di imprimere nella memoria collettiva degli appassionati di jazz il proprio nome. Il jazz, per una serie di motivi, ha sempre privilegiato i musicisti, e a pensarci bene, anche alcuni famosi cantanti erano prima di tutto degli strumentisti: Louis Armstrong, Fats Waller, Jack Teagarden, Nat King Cole.