NAPOLI – Luigi Bitonto, da venerdì in carcere per effetto di una condanna definitiva, non è un profilo come gli altri. La sua presenza a Bagnoli si avvertiva. Il suo peso è così universalmente riconosciuto che al suo ritorno in libertà, nell’aprile dell’anno scorso, fu salutato con una raffica di spari contro la sua abitazione. Un messaggio chiaro e diretto che arrivò subito, non appena mise piede nella sua abitazione in via De Sivo. E oggi che è tornato in cella, su Bagnoli potrebbe aprirsi un nuovo scenario. In carcere dovrà scontare nove anni. Bitonto veniva considerato dagli investigatori il reggente dei Nappi-Esposito. Chi ambisce a riprendersi il suo vecchio fortino, quel lembo di asfalto lontano dal mare, sono i fedelissimi del gruppo dei D’Ausilio, da anni in lotta contro il clan di Massimo Esposito, detto o’ scognato.
I D’Ausilio potrebbero così riprendere le redini di ciò che è stato sotto il loro dominio per anni. Ma la soluzione interna non è l’unica a tenere banco in queste ore. I pericoli potrebbero giungere anche da Fuorigrotta dove da mesi si è acceso lo scontro tra gli Iadonisi-Sorianello, sostenuti proprio dagli Esposito di Bagnoli, e i Troncone. Il ‘sistema’ di Bagnoli e Cavalleggeri d’Aosta è in rotta di collisione proprio con i Troncone-Zazo di Fuorigrotta. La piazza di Bagnoli fa gola a molti: tra i confini di Pozzuoli e Coroglio ci sono in ballo gli affari legati allo spaccio, al racket delle tante attività commerciali e attrattive, e soprattutto i parcheggiatori abusivi che ‘operano’ all’esterno dei locali. L’estate, la stagione delle feste fino all’alba, non è poi così tanto lontana. In questo clima di ‘faida infinita’ una carcerazione e una scarcerazione possono stravolgere la cartina geocriminale.
Intanto, a proposito di carcerazione, nella giornata di ieri Eliedna Gomes Tedesco, detta Zazà, si è consegnata nel penitenziario di Santa Maria Capua Vetere. Per lei la condanna definitiva è a 4 anni. La donna fu coinvolta nel blitz dell’ottobre 2012 con cui fu smantellato il gruppo emergente che si opponeva ai D’Ausilio. Le indagini partirono dalla denuncia di una abitante di Bagnoli. Il tutto avrebbe avuto inizio, spiegò la vittima ai militari, dopo che aveva affittato un appartamento di sua proprietà alla Tedesco. Per circa tre mesi, proseguì la donna, la sua inquilina le corrispose regolarmente il ‘pigione’, poi, a seguito di alcuni lavori di ristrutturazione che avevano portato ad un aumento del fitto, la Tedesco aveva iniziato a non pagare più. La situazione precipitò quando, nel novembre del 2011, la donna ricevette, presso la sua abitazione, una visita della Tedesco.
Con la ‘inquilina’, infatti, si presentarono anche Alessandro Giannelli e altri due suoi sodali, Marco Battaglia e Giuseppe Aiello (il primo condannato a 9 anni e 4 mesi, gli altri a 5 anni e 4 mesi) i quali, dopo averla minacciata, le intimarono di consegnare l’affitto dovuto dalla Tedesco perché, adesso, ‘erano loro a comandare a Bagnoli’. La proprietaria, quindi, per evitare problemi, per diversi mesi, dopo aver ritirato il ‘pigione’, lo versò direttamente nelle casse del clan. Nel frattempo, il gruppo Giannelli si era impossessato anche di un altro appartamento di proprietà della vittima e ubicato al piano di sopra rispetto a quello occupato dalla Tedesco. I problemi cominciarono quando la donna, anche a causa di criticità economiche, chiese di ‘poter sospendere i pagamenti’. Giannelli e i suoi uomini, infatti, mostrarono tutta la loro ferocia, prima ‘prelevando’ fuori la sua scuola il figlio adolescente della donna e riportandolo a casa dopo due ore senza che questi avesse la possibilità di avvertire la madre’, poi, minacciando gli operai incaricati di cambiare la serratura dell’appartamento che il gruppo aveva occupato con la forza. L’episodio più grave si verificò il 13 luglio 2012, quando la Tedesco invitò la proprietaria presso la sua abitazione.
La donna, impegnata in quel momento nella sua attività commerciale, chiese a un parente di sostituirla. In realtà era una trappola. La Tedesco, infatti, dopo aver fatto entrare l’uomo nell’appartamento chiuse la porta alle sue spalle mentre Giannelli e altri suoi ‘sodali’ lo colsero di sorpresa aggredendolo con un coltello e un ‘pugno di ferro’. Durante l’aggressione, inoltre, il ras avrebbe anche cercato di tagliare la mano allo sventurato perché, in questo modo, ‘non avrebbe potuto chiedere più l’affitto in quelle che, ora, erano le loro case’. La goccia poche ore dopo l’aggressione quando alcuni ignoti esplosero quattro colpi di pistola verso l’abitazione della proprietaria. Ormai esausta dalla situazione, la donna ha raccolse il coraggio a due mani e raccontò tutto ai carabinieri. Il resto lo fecero le capacità investigative della polizia e dei carabinieri che, in meno di tre mesi, stroncarono le ambizioni del gruppo Giannelli.
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