I De Martino chiedono aiuto agli Aprea

I De Martino chiedono aiuto agli Aprea
I De Martino chiedono aiuto agli Aprea

NAPOLI – Alta tensione al rione Fiat:  i De Martino isolati dagli ex alleati dei Bodo, cercano sponde fuori quartiere. Dopo gli arresti di Giuseppe e Salvatore De Martino sono ridimensionati. E hanno chiesto aiuto alle ‘paranze’ di Barra. Gli inquirenti registrano contatti frequenti tra il rione Fiat e le palazzine a Barra. Non è tutto.

I loro emissari sono già stati respinti a San Giovanni a Teduccio, zona dei Mazzarella, fedeli alleati dei De Micco. Temono di restare isolati. Gli investigatori sanno che i rapporti sono tesi tra i De Micco e i De Martino e un sottogruppo dei De Luca Bossa si prepara  per avanzare: vuole approfittare del momento di debolezza dei rivali storici. Ogni sera escono in moto e pattugliano i rioni. Ma non entrano (per ora) nelle roccaforti dei ‘Bodo’. Segno che  non è ancora il momento. Sondano il territorio, perlustrano i confini dei bunker nemici. Al momento si tengono alla larga. Ma qualcosa potrebbe cambiare a breve. Lo sospettano gli inquirenti, che hanno elevato al massimo il livello di allerta. Per ora tutti si muovono sottotraccia, per non attirare i riflettori delle forze dell’ordine e della Procura. La mappa però è cambiata.

Agenti e carabinieri in queste ore lavorano, per raccogliere informazioni in via confidenziale, per ricostruire lo scacchiere. In pratica si sta formando un doppio asse: da una parte i De Martino, che hanno chiesto il supporto agli Aprea di Barra. E dall’altra i De Micco, che godono dell’appoggio dei Mazzarella di San Giovanni a Teduccio. Bisognerà capire fin dove si spingeranno.  

Calma apparente nelle palazzine dopo l’agguato a Ciro Naturale

L’ultimo agguato poche settimane fa. Indica che la pace qui non è mai arrivata. Ciro Naturale è considerato dagli inquirenti vicino ai ‘Bodo’. Dunque la Procura ha ipotizzato un assalto al gruppo dominante nel quartiere di Ponticelli. Ma se i De Luca Bossa oggi non hanno le capacità militari per un raid contro i Bodo, chi può aver sparato al 46enne in via Carlo Miranda? Le indagini sono affidate alla squadra mobile della questura. Gli investigatori sanno che nelle palazzine popolari i rapporti sono tesi da almeno due mesi. Forse una lite ai piani alti delle paranze. Di certo è successo qualcosa nell’ultimo periodo. Adesso regna una calma apparente dopo il ferimento di Ciro Naturale, soprannominato ’o mellon.   La Procura non vuole abbassare i riflettori sulle palazzine di edilizia poolare a Ponticelli. 

Le pattuglie blindano il rione Incis per bloccare Umberto Dello Iacolo

Il quartiere Ponticelli è blindato dalle pattuglie per arrestare Umberto Dello Iacolo, in fuga da un mese. Ma gli inquirenti hanno raccolto elementi per ritenere che il 27enne abbia una rete di fiancheggiatori: almeno cinque persone lo aiuterebbero quotidianamente negli spostamenti.  

La Procura lo considera vicino al clan degli XX, che con ogni probabilità protegge la fuga del ragazzo, soprannominato o cenato. Non viene indicato con ruoli operativi nella cosca del rione Fiat: non è nell’organico. Ma frequenta personaggi della paranza. Così dicono gli inquirenti, che hanno firmato l’ordinanza cautelare. 

Ora secondo gli investigatori, i De Martino lo aiutano negli spostamenti. Dello Iacolo cambia di frequente covo, per depistare le indagini di polizia e carabinieri. E fino ad oggi nessuno è riuscito a rintracciarlo. 

Da giorni le pattuglie hanno ‘militarizzato’ le palazzine al rione Incis, dove abita. Ma è un fantasma. Dello Iacolo è l’unico sfuggito al blitz del sette agosto, che ha portato in carcere  oltre ai fratelli Giuseppe e Salvatore De Martino di 32 e 26 anni (figli di Francesco De Martino, estraneo all’indagine), Cristian Alberto, 25 anni, Salvatore De Micco, 26 anni, Gianluca Di Paola, 34 anni, Germano Iavarone, 21 anni, Mario Noto, 34 anni, Giovanni Prisco, 26 anni, Gesualdo Sartori, 30 anni e Bartolo Zuccoia. Una indagine partita in primavera, dopo la denuncia di un ristoratore di Volla. L’accusa è tentata estorsione. In pratica – secondo gli inquirenti – c’era stato un patto tra clan, per costringerlo a pagare diecimila euro. In un primo momento alcuni vicini agli Aprea gli avrebbero chiesto di versare 500 euro. Ma la vittima non avrebbe accettato. Poi gregari dei De Micco-De Martino-Mazzarella avrebbero avanzato la richiesta di diecimila euro. L’imprenditore ha spiegato di non aver mai ceduto: sapeva che poi sarebbe stato costretto a pagare tre volte l’anno. 

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