I fari dell’Antimafia sull’intreccio tra il sistema Ferraro e il mondo Asl

I fari dell'Antimafia sull'intreccio tra il sistema Ferraro e il mondo Asl
I fari dell'Antimafia sull'intreccio tra il sistema Ferraro e il mondo Asl

CASERTA – Un centro di potere che fa circolare denaro, gestisce incarichi, determina le carriere di molti professionisti, garantisce servizi indispensabili per i cittadini e, inevitabilmente, muove voti, tanti voti: tutte ragioni che rendono le Asl, perché stiamo parlando proprio di loro, a dir poco appetibili per chi vive di malaffare. Insinuarsi al loro interno significa riuscire ad impugnare leve importantissime. Nicola Ferraro, alias ‘Fucone’, imprenditore di Casal di Principe ed ex consigliere regionale dell’Udeur, ne sarebbe stato perfettamente consapevole. E per farsi largo al loro interno, ipotizzano i carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, avrebbe usato negli ultimi anni una schiera di politici, faccendieri, funzionari e titolari di società a lui direttamente e indirettamente collegati. 

Carte Asl nell’ufficio di Bosco

In questa rete, stando alla tesi dei militari, coordinati da Maurizio Giordano, pubblico ministero della Dda di Napoli, ci sarebbe anche Luigi Bosco, già consigliere regionale e assessore di Caserta e, fino alla scorsa settimana, candidato alle elezioni europee del 2024 con Azione: la casa dove abita e il suo ufficio sono stati tra i luoghi perquisiti, su ordine della Direzione distrettuale antimafia, per fare luce proprio sul presunto sistema criminale che avrebbe attivato Ferraro (già condannato per concorso esterno al clan dei Casalesi). 

Tra il materiale che i carabinieri hanno sequestrato perché di interesse investigativo c’è una delibera del direttore generale dell’Asl di Caserta del 27 gennaio 2022. Cosa riguarda? È l’indizione di un “avviso interno, per titoli e colloquio, per il conferimento di incarichi di funzione al personale del comparto” proposta dall’Unità operativa complessa ‘Risorse umane’. E rimanendo sul tema Asl, i militari hanno preso anche una dichiarazione di tale Luigi Gentile (non coinvolto nell’inchiesta) datata 15 febbraio 2022 e indirizzata sempre al direttore generale dell’Asl di Caserta. 

Il project financing per l’Asl Napoli 3

Documenti riguardanti le aziende sanitarie locali campane sono stati trovati anche a casa di Paolo Onofrio, 62enne di Napoli, che, secondo la Dda, è coinvolto nell’indagine perché avrebbe partecipato a diversi incontri tra Ferraro e alcuni imprenditori e politici. In un suo zaino gli investigatori hanno trovato una proposta di project financing per l’Asl Napoli 3 Sud riguardante la gestione integrata del servizio di sterilizzazione, efficienza tecnologica e noleggio dello strumentario chirurgico. Ha richiamato l’interesse dei carabinieri pure un foglio con sopra scritti alcuni impegni e un post-it che conteneva il nome di un professore e di due medici: uno dell’Asl di Caserta e l’altro dell’Asl Napoli 2 Nord. 

L’appalto sanificazione nell’Asl di Salerno

Da Vincenzo Agizza, 76enne, ritenuto insieme al nipote Domenico Romano, 62enne di Casalnuovo, uomo di fiducia di Ferraro (con un presunto passato da imprenditore di riferimento del clan Nuvoletta), è stata rinvenuta e sequestrata la delibera del direttore generale dell’Asl di Salerno del 25 gennaio scorso riguardante l’aggiudicazione del servizio di pulizia e sanificazione nelle strutture sanitarie.

Il sistema Ferraro

Gli atti trovati da Bosco, da Onofrio e da Agizza saranno analizzati dai carabinieri per verificare se riguardano azioni illecite da poter collegare al ‘sistema Ferraro’. Ma questa ipotizzata struttura, come funziona? Sfruttando la rete di conoscenze costruita negli anni, afferma l’Antimafia, ‘Fucone’ sarebbe riuscito ad infiltrare nell’Asl e anche in Comuni campani ditte a lui vicine per ottenere appalti pubblici. E parte del denaro, questa l’ipotesi degli inquirenti, sarebbe finita anche al clan dei Casalesi (elemento che ha portato al coordinamento dell’indagine la Dda e non la Procura ordinaria). 

Non solo sanità: il sistema Ferraro, ritiene il pm Maurizio Giordano, si sarebbe dedicato però anche al business dei rifiuti: e come cavallo di Troia, l’imprenditore casalese avrebbe usato la Czeta. In relazione a questo aspetto, la Dda ha messo sotto inchiesta il sindaco di Arienzo, Giuseppe Guida. I carabinieri ritengono che Ferraro si sarebbe inserito nel piccolo comune della Valle di Suessola proprio tramite il primo cittadino e che quest’ultimo, ipoteticamente, avrebbe avuto un ruolo nell’aggiudicazione dell’appalto dell’igiene urbana alla Czeta di Aniello e Carlo Ilario (in contatto con Ferraro, dice la Dda, tramite Romano).

Gli indagati

Al momento le persone coinvolte nell’inchiesta, che sta facendo luce sul presunto sistema Ferraro, sono 28 (da ritenere tutte innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile). Oltre all’ex consigliere regionale dell’Udeur, a suo fratello Luigi, al primo cittadino Guida, a Bosco, Romano, agli Ilario, ad Agizza e Onofrio, nell’elenco degli inquisiti figurano Eugenia Iemmino di Poggiomarino, direttrice commerciale della Dussmann Service (società estranea all’inchiesta), Antonio Innocente, 52enne di Maddaloni, Antonio Montanino, 52enne di Pastorano, patron dell’Artemide Global Service, Antonio Moraca, 68enne di Capua, agente di commercio di prodotti per la sanificazione e procacciatore d’affari, Nicola Mottola, 46enne di Lusciano, Anna Lanzuolo, 62enne di Casoria, moglie di Romano, Giuseppe Rubino, 64enne di Capua, direttore della Tineo srl, Massimo Sibilio, 45enne di Pomigliano d’Arco, funzionario della Soresa (società controllata dalla Regione Campania), Luigi e Giuseppe Rea, imprenditori casertani che hanno incarichi nella Uniced e nella Rea srl, ritenuti molto legati sia a Bosco che a Ferraro, Crescenzo Castiello, 60enne di Brusciano, Carlo Ciummo, 36enne di Cassino, amministratore della Super Eco, società che si occupa della raccolta rifiuti, nata dalle ceneri della Eco Ego del padre Vittorio, 63enne, Dario De Gregorio, 51enne di Napoli, Gabriele D’Annunzio, 43enne di Maddaloni, e Pietrapolo Ferraiuolo, 77enne di Casal di Principe, zio di Nicola e Luigi Ferraro. 

Si tratta di un’inchiesta ancora in corso e quanto tracciato finora dagli inquirenti è un’ipotesi investigativa e il prosieguo dell’attività potrebbe anche dimostrare l’estraneità degli indagati ai fatti ora contestati.

© riproduzione riservata

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome