I Muto, cosca di ‘Ndrangheta, in affari con il clan dei Casalesi

Armi, droga e appalti i temi dell’intesa: la mafia è diventata transregionale

CASAL DI PRINCIPE – Mai farsi la guerra. Stringere alleanze, invece, per essere più forti, il meno chiassosi possibili, per diventare invisibili. Sono i principi professati dalle mafie. Concetti che le consentono di insabbiarsi e sopravvivere agli attacchi dello Stato. E seguendoli il clan dei Casalesi è riuscito a coltivare negli anni una solida relazione con i Muto, cosca di ‘ndrangheta attiva nel Cosentino, che ha avuto in Franco Muto, il ‘re del pesce’, ora ottantenne, il suo principale riferimento. A parlarne ai magistrati antimafia nel 2019 è stato Nicola Panaro, luogotenente degli Schiavone, dal 2015 collaboratore di giustizia. Stando a quanto riferito dal pentito, ad occuparsi dei rapporti con i calabresi per conto dei Casalesi sarebbe stato Antonio Del Vecchio: “Andò ad incontrarsi a Cosenza più volte con i Muto. Si trattava di rapporti ‘amichevoli’ fra importanti organizzazioni di tipo mafioso, che venivano coltivate – ha chiarito Panaro – in vista di scambio di armi e altro. Se non mi sbaglio – ha aggiunto – proprio in provincia di Cosenza il Del Vecchio ha passato la sua latitanza grazie agli appoggi che aveva”.

Secondo gli inquirenti adesso a tenere in mano le redini della cosca dei Muto non è più il capostipite Franco ma i figli Luigi, condannato in appello a 15 anni e 4 mesi, e Junior, tra i 44 indagati (è a piede libero) della recente operazione Katarion tesa a disarticolare una presunta organizzazione a delinquere finalizzata a smerciare droga e a commettere estorsioni, attività che avrebbero garantito sostentamento degli affiliati carcerati.

La fornitura delle armi sarebbe solo una piccola porzione degli affari tra le cosche. Al tavolo a cui si sono sedute vanno considerati, infatti, anche il traffico di droga, negli anni diventato centrale per le nuove leve della mafia casertana (rappresentata dai figli dei padrini), ed i lavori pubblici. E’ stata registrata la presenza di numerosi imprenditori dell’Agro aversano in Calabria che si stanno aggiudicando appalti importanti (molti sul versante ionico) ed anche diverse visite di calabresi in Terra di Lavoro. Tracciare al più presto la rete tra ‘ndrangheta e clan dei Casalesi prima che si inabissi definitivamente, diventando inintercettabile: questo cercheranno di fare le Procure distrettuali. E in una partita del genere, che inevitabilmente andrà a toccare anche insospettabili, giocherà un ruolo decisivo la Dna: soltanto con una rigida azione di coordinamento degli inquirenti tesa a rendere comune il know-how degli investigatori locali, si riuscirà ad assestare colpi importanti alle mafie che sta diventando ormai sempre più un’organizzazione trans-regionale.

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