CASERTA – Prezzi concorrenziali, buona esecuzione dei lavori, affidabilità: l’imprenditore che garantisce tutto questo (o anche solo parte di questi aspetti) dovrebbe, in teoria, essere avvantaggiato nell’ottenere gli appalti. Insomma, si premia – o si dovrebbe premiare – il merito. E invece, talvolta, a spuntarla è chi ‘paga’, chi corrompe. Uno schema che, con tragica frequenza, emerge nelle indagini delle procure italiane, senza distinzioni territoriali. È quanto trapela anche dall’operazione condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere guidata da Pierpaolo Bruni, che ha acceso i riflettori su alcuni affidamenti per la manutenzione di alcuni tratti autostradali. Al momento, gli inquirenti hanno iscritto cinque persone nel registro degli indagati: Antonio Giardino, 43 anni di Napoli, consigliere d’amministrazione della società La Gardenia, accusato di istigazione alla corruzione; Tommaso Mauriello, 37 anni di Qualiano, e il geometra Bruno Antignani, 60 anni di Pomigliano d’Arco, indagati per corruzione e turbativa d’asta in concorso con Giardino; Barbara sposato, 50 anni di Piedimonte Matese, e Giovanni Castiello, 48 anni di Casalnuovo, che rispondono di falso in concorso con Giardino.
Su delega della Procura, nelle scorse ore i carabinieri hanno effettuato perquisizioni in abitazioni e uffici degli indagati (da considerarsi innocenti fino all’eventuale condanna definitiva). Giardino sarebbe finito nell’inchiesta in qualità di componente del CdA de La Gardenia, mandataria del raggruppamento temporaneo di imprese che si occupa – per 3 milioni di euro – della manutenzione ordinaria del ‘lotto XV’ per Autostrade per l’Italia. Secondo la Procura, il napoletano avrebbe offerto a un manager di Autostrade, responsabile della Direzione di
Tronco 6 di Cassino, una busta bianca contenente banconote da 50 euro per un importo complessivo di alcune migliaia di euro. L’obiettivo, ipotizza l’accusa, era evitare contestazioni sulle modalità di esecuzione dei lavori affidati a La Gardenia.
L’episodio risalirebbe al luglio scorso, ma il manager avrebbe respinto l’offerta corruttiva e sporto denuncia ai carabinieri. Diverso esito, invece, avrebbe avuto l’affidamento di lavori alla ditta ‘Fasulo Giovanni’, da parte del Consorzio Stabile Sis, concessionario della manutenzione dell’autostrada A3 Napoli‑Pompei‑Salerno. Giardino, con Mauriello – ritenuti soci di fatto della Mt Ecogroup e intermediari per l’assegnazione dei lavori – avrebbe consegnato denaro e altre utilità ad Antignani, dipendente del consorzio. L’accusa parla di 6.500 euro in contanti, somma che Giardino avrebbe ricevuto dall’imprenditore Giovanni Fasulo (non indagato).
A supporto, gli investigatori dispongono di intercettazioni e di foto che documenterebbero la consegna del denaro: il 21 febbraio scorso Giardino si sarebbe accordato telefonicamente con Antignani sul luogo in cui lasciare la busta, poi depositata in un vaso all’interno del portoncino di casa del dipendente del Consorzio Sis. Antignani, però, si sarebbe lamentato per l’importo ricevuto. Oltre al denaro, ad Antignani sarebbero stati garantiti ‑ dice l’accusa ‑ lavori gratuiti nella sua abitazione, eseguiti da un operaio pagato da Giardino o Mauriello, e interventi di espurgo svolti da La Gardenia. Le condotte contestate co prono il periodo dall’ago sto 2024 all’aprile 2025.
Gli indagati ‑ tutti da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile ‑ sono assistiti dagli avvocati stefano Vaiano,
Pasquale Crisci e Luigi Caricchi. L’inchiesta è ancora nella sua fase preliminare e il prosieguo potrebbe anche far emergere l’estraneità dei cinque inseriti nell’elenco degli indagati rispetto ai fatti loro con testati.
Per ‘truccare’ l’appalto del verde a un geometra promessi soldi per conoscere il ribasso dei concorrenti
Il duo Antonio Giardino‑Tommaso Mauriello, sostiene la Procura sammaritana, sarebbe arrivato anche a turbare una gara. I due, considerati dagli investigatori soci di fatto della Mt Ecogroup, avrebbero agito nell’interesse del raggruppamento di imprese formato dalla stessa Mt Ecogroup e dalla Floraverde, puntando ai lavori di manutenzione del verde banditi dal Consorzio Stabile Sis, socio di maggioranza della Napoli‑Pompei‑Salerno Spa.
Secondo l’accusa, ai primi di marzo sarebbe stata promessa una ‘mazzetta’ di 15 mila euro a Bruno Antignani affinché rendesse noto, in anticipo rispetto all’espletamento della gara, il ribasso da presentare con riferimento alle altre offerte ricevute, così da consentire al Rti Mt Ecogroup‑Floraverde di formulare la proposta vincente, ma illicitamente concorrenziale.
L’episodio si sarebbe consumato tra marzo e aprile scorsi.
L’inchiesta dei carabinieri su questo ipotizzato giro di mazzette ha inoltre fatto emergere presunte irregolarità nei corsi di formazione obbligatori per i lavoratori. Giardino, Barbara Sposato e Giovanni Castiello avrebbero falsificato, con ruoli diversi, la documentazione attestante la frequenza e il superamento di tali corsi.
Il falso – ricostruisce la Procura – sarebbe stato realizzato retrodatando atti e utilizzando registri presenze fittizi. Sposato, socia della Total Car Service di Piedimonte Matese – in veste di responsabile di un ente di formazione accreditato -, avrebbe inviato a Giardino certificati che attestavano falsamente la partecipazione dei lavoratori ai corsi; Castiello avrebbe predisposto i registri presenze privi di data, trasmettendoli sempre a Giardino. Nello specifico, le indagini hanno rivelato l’invio a Giardino di attestati datati novembre 2024 e firmati dal marito della Sposato, deceduto tempo prima.
Probabilmente, proprio la mancata formazione ha contribuito a determinare conseguenze gravi per un operaio: nell’aprile 2025 un lavoratore rimase seriamente ferito durante lavori in Tangenziale. Giardino, secondo l’accusa, cercò di coprire le omissioni facendosi rilasciare una certificazione sanitaria mancante da un medico compiacente e ottenendo da Castiello i certificati di formazione dell’operaio.
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