CAPUA – Avrebbero dovuto prendersi cura di lui, accudirlo e invece, stando a quanto sostenuto dalla Procura di S. Maria Capua Vetere, lo hanno picchiato e trattato con violenza. Chi sono? Muhammed Sheikh, 43enne, Abdelfattah Elagdar, 19enne, e Gianfranco Calcagno, 58enne. I tre rispondono, a vario titolo, di maltratta- menti, lesioni, violenza privata e esercizio abusivo della professione infermieristica. Vittima di queste presunte condotte illecite (che si sarebbero verificata tra gennaio e lo scorso aprile) è un anziano ospite nella cooperativa sociale ‘Per Voi’ (una casa di cura) situata in via Fuori Porta Roma. L’indagine, nei giorni scorsi, ha fatto scattare una misura cautelare per Sheikh: il giudice Emilio Minio del Tribunale di S. Maria Capua Vetere ha deciso che il 43enne non può recarsi a Capua, il territorio dove avrebbe commesso l’ipotesi di reato che gli viene ascritta.
Stando a quanto sostenuto dall’accusa, il 43enne, residente a Cancello Arnone, avrebbe sottoposto ad abituali vessazioni uno degli ospiti della struttura capuana per cui lavorava, prendendolo a schiaffi e pugni, accusandolo falsamente – sostiene la Procura – di aver rubato delle sigarette, somministrandogli alimenti e trascurando le norme igieniche. Nel febbraio scorso, dice la Procura, avrebbe anche picchiato la vittima con ginocchiate ai fianchi e schiaffi alla testa, dopo averlo rimproverato di aver consumato un pasto fuori dall’orario consentito. Ad aprile altre violenze avrebbero procurato alla vittima un taglio allo zigomo. Tutto ciò ha portato la Procura di Santa Maria Capua Vetere (nella foto), guidata da Pierpaolo Bruni, ad ascrivere al 43enne il reato di maltrattamenti. In concorso con il 19enne, è ritenuto colpevole di lesioni ai danni dell’anziano.
A Calcagno, invece, è contestato il reato di violenza privata: avrebbe tentato di strappargli dalle mani la doccia-telefono, lanciandoglielo addosso con un accappatoio e intimandogli di uscire di fretta dalla doccia. A tutti la Procura ha contestato il reato di esercizio abusivo della professione infermieristica, perché, pur essendo privi di tale specifica abilitazione, somministravano, secondo la tesi accusatoria, farmaci agli ospiti della cooperativa. Logicamente, i tre indagati, assistiti dai legali Paolo Raimondo e Angelo Maria Argenziano, sono da ritenere innocenti fino a eventuale sentenza di condanna irrevocabile. L’inchiesta non ha coinvolto i titoli della cooperativa che,
in caso di processo, potrà anche valutare di costituirsi parte civile.