La tanto attesa ‘rivoluzione verde’ sta finalmente arrivando. Sono già diversi i Paesi del mondo che si stanno preparando a nuovi tipi di produzione non più basati sullo sfruttamento di risorse inquinanti come il petrolio e i combustibili fossili. Il primo di questo, il più importante perché in grado di fare da apripista in questo settore, è quello presieduto da Joe Biden: tra i punti principali del programma politico del neo eletto presidente gli Stati Uniti, la prima potenza mondiale, c’è proprio la transizione green. Ed è quanto Biden si sta effettivamente impegnando a fare. Un ambizioso progetto che mira a schiacciare l’acceleratore sulla eliminazione, in particolare, dei combustibili non rinnovabili nel settore energetico. Parliamo, in sostanza, del taglio graduale di risorse che producono inquinamento da carbonio: primo su tutti, il petrolio.
Ed è a questo punto del discorso che si inserisce la questione delle auto elettriche. Il settore automobilistico ricopre un ruolo fondamentale nella transizione ecologica, dal momento che il petrolio è l’unico carburante fino a pochi anni fa conosciuto dall’uomo per poter spostare auto, treni e così via. Oggi il mercato, spinto dalla sempre più crescente sensibilità ambientale ed ecologica della popolazione mondiale, si adegua alla nuova domanda. Se fino a poco tempo fa i modelli di auto elettrica in circolazione si contavano sulle dita di due mani, oggi ce ne sono già centinaia, e questo cambiamento non potrà che crescere in maniera esponenziale.
Una buona notizia che però cela un grosso ‘contro’: la realizzazione delle auto elettriche, se da un lato taglia le emissioni inquinanti, dall’altro necessita di materiali per la costruzione di vetture nuove, inedite. Basti pensare alla batteria di questi veicoli: per essere in grado di conservare la carica a lungo, devono essere costruite in rame e non solo. Ogni auto elettrica (così come i bus, i camion e così via) necessita di minerali non rinnovabili la cui produzione non solo è costosa, ma non è diffusa come lo è ad esempio il petrolio, estratto in molti paesi del Medioriente. Tra questi c’è per esempio il litio, il cobalto e la grafite.
La transizione energetica, dunque, per quanto sia un obiettivo da raggiungere a tutela del Pianeta, necessita tuttavia di una reorganizzazione della produzione e dell’estrazione dei minerali indispensabili a portare avanti il cambiamento verso un futuro più sostenibile.
I vantaggi, indubbiamente, sono molteplici: restando sempre in tema mobilità elettrica, se ogni Paese del mondo sarà capace di mantenere le promesse in agenda per il prossimo decennio, il risultato sarà una grossa riduzione dei costi sociali dovuti all’impatto delle emissioni sulla salute e sull’ecosistema, la diminuzione delle emissioni di gas serra e, ovviamente, assai minori consumi petroliferi. L’impatto ambientale che ne consegue, ovviamente, è notevole. Pensate alla vostra città, immaginatevela priva della nuvola di smog che si crea negli ingorghi di traffico, quella che non ci fa respirare e ci costringe ad alzare il finestrino. Un mondo alternativo e migliore è possibile. Attenzione bisognerà però fare alle batterie del veicolo elettrico, che dovranno essere smaltite in maniera corretta. Questa anche infatti rappresenta una tematica cruciale ai fini della rivoluzione green.