I quattrini delle estorsioni investiti nella compravendita di auto estere

La tesi dei carabinieri: ad occuparsi del business Arrichiello e il genero. Lo avrebbero fatto sfruttando una piattaforma online. L’ordine di Ucciero: “Compra tutte Panda e Ypsilon”

VILLA LITERNO – Le estorsioni: reati classici, tipici della mafia. E Vincenzo Ucciero, tornato in libertà dopo anni e anni di carcere, nel 2020, sostiene la Dda di Napoli, aveva ricominciato da loro per riprendere la propria attività criminale. Obbligare imprenditori e negozianti del territorio a versargli denaro. Insomma, nulla di nuovo per un esponente del clan dei Casalesi. Il reinvestimento dei soldi guadagnati, invece, secondo i carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, lo aveva strutturato abbracciando la modernità: parte dei quattrini ottenuti dal pizzo, infatti, affermano i militari, era stata usata per tessere un’intensa compravendita di veicolo usati provenienti dall’estero. Chi se ne sarebbe occupato, ritengono i militari, è il 51enne Vincenzo Arrichiello, indagato con Vincenzo Ucciero e il figlio Antonio per detenzione e porto in luogo abusivo di due pistole. Arrichiello, che di Ucciero è pure il cognato, insieme al genero Mario Corvino, sfruttando la piattaforma internet Marketplace di Fabook, avrebbe svolto diverse operazioni commerciali con vetture non targate in Italia.

Tra gli elementi forniti a supporto di questa tesi, ci sono delle conversazioni intercettate tra Arrichiello e Corvino in merito a dei cambi assegni imposti ad un imprenditore della zona per pulire denaro ottenuto con il pizzo. E Corvino nel discutere con il suocero, alla presenza anche di Ucciero, hanno ricostruito gli investigatori, aveva fatto comprendere che era necessario che l’uomo d’affari provvedesse a cambiare gli assegni per poter acquistare i veicoli. E Ucciero, ascoltate le parole del giovane, fatti i conti della cassa, gli diede una direttiva chiara: “Ora ci stanno i soldi, cinque ci stanno e sette quanto fanno? Compra tutte Panda e Ypsilon, Mario”.

L’indagine sull’ipotizzata rete di estorsori messa in piedi da Ucciero, che, in nome del clan dei Casalesi, avrebbe potuto contare anche sull’uso di armi per intimorire le vittime, è sfociata lo scorso luglio in 13 misure cautelari. Nell’elenco dei destinatari dei provvedimenti restrittivi non figura Mario Corvino, al quale nell’ordinanza firmata dal giudice Isabella Iaselli non viene contestato alcun reato. Ucciero, invece, risponde di associazione mafiosa, pizzo e armi. Se per la Procura è stato lui a riportare militarmente la criminalità organizzata in strada nel liternese, il lavoro di carabinieri e della Squadra mobile di Caserta avrebbe accertato che parallelamente a taglieggiare le attività di San Cipriano d’Aversa sarebbe stato Oreste Reccia, anche lui finito in cella a luglio per camorra e pizzo.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome