I soldi guadagnati con il traffico di stupefacenti investiti in attività commerciali e gioielli. La rete di pusher che Giovanni Buonanno, alias Gnucchino, e il fratellastro Giuseppe Giacomo Salzillo avevano messo in piedi, macinava ogni mese migliaia e migliaia di euro. Accumulare contanti era rischioso, bisognava sbarazzarsene riciclandoli. E così i due leader marcianisani, ha ricostruito la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, nel 2018 decisero di comprare un bar. L’operazione commerciale è emersa nell’indagine, condotta dai carabinieri della stazione e della compagnia di Marcianise, che, mercoledì è sfociata in 28 misure cautelari: 16 inquisiti sono finiti in cella, 7 ai domiciliari e per 5 è scattato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. L’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Luigi Landolfi, ha coinvolto anche altre 43 persone indagate a piede libero. Complessivamente ad essere stati tirati in ballo nell’attività investigativa sono in 71 e a loro la Procura distrettuale di Napoli contesta, a vario titolo, i reati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, di singoli episodi di spaccio, di estorsione, usura, ricettazione, riciclaggio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Il tema cardine del lavoro dei carabinieri è il presunto sodalizio criminale, ritenuto vicino al clan Belforte, diretto da Buonanno e Salzillo. A contribuire a svelare gli investimenti economici fatti dai due leader con i quattrini della droga è stata anche Caterina Iuliano: è la moglie di Buonanno che ha seguito quest’ultimo, nel 2022, nel percorso di collaborazione con la giustizia. “Dopo un po’ che mio ero trasferita a Milano, mio marito ha letto su internet che c’era in vendita un bar, ‘La Bella Napoli’. a Largo Rodari e mi propose di acquistarlo con i soldi che lui ed il fratello guadagnavano e così avremmo potuto gestirlo noi e la famiglia del fratello. Dopo averlo visto – ha raccontato la donna – e appreso che era carino, ho accettato la proposta di mio marito e quindi in società con Salzillo lo abbiamo acquistato al prezzo di 100mila euro. […] Mi pare fosse ottobre 2018 la data dell’acquisto”. Un anno dopo, visto che Salzillo era spesso fuori Italia e Buonanno, alle prese con il traffico di droga, non poteva dedicarsi al bar, decisero di venderlo: “Lo abbiamo ceduto a maggio 2019 ad Angela Contaldi, compagna di Gianni Cariello per 100mila euro. Al momento della vendita ci consegnò 30mila euro, somma che fu ripartita equamente tra noi ed il fratello Giuseppe, mentre ci rilasciò per i restanti 70mila euro cambiali dell’ammontare di 1.500 euro l’una”.
Un’altra fetta dei guadagni ottenuti con la droga, ha ricostruito la Dda di Napoli, è stata investita da Buonanno e Salzillo nell’acquisto di diamanti, monili in oro e orologi costosi presso una gioielleria a Milano.
Per mascherare lo svolgimento delle attività illecite, Buonanno, sostengono gli investigatori, apri poco dopo la sua scarcerazione, un’impresa individuale denominata ‘Distribuzione vini’, operativa prevalentemente a Marcianise. Buonanno e suoi sodali, hanno appurato i militari, sfruttando proprio la copertura di questa attività sarebbero riusciti a vendere facilmente la droga in occasione delle forniture di vini e spumanti.
Intanto hanno preso il via gli interrogatori di garanzia per gli inquisiti raggiunti da misura cautelare.
Il giudice Discepolo che ha emesso i provvedimenti restrittivi, in contrapposizione con la tesi della Dda, ha ritenuto che non sono emersi elementi che in modo univoco dimostrano che l’associazione dedita alla cessione di stupefacenti diretta da Buonanno abbia legami con il clan Belforte (analisi che lo ha portato ad escludere l’aggravante mafiosa contestata dall’accusa).
Buonanno: “Con Manduca patto stretto in prigione per l’acquisto di hashish”
MARCIANISE – Scarcerato nel 2016, l’idea di allontanarsi dal sistema mafioso neppure per un istante sfiorò la mente di Giovanni Buonanno: la vita del suo papà, Gennaro, storico ras dei Belforte, trasudava mafiosità e il giovane, fedele alla tradizione familiare, decise che il crimine, seguendo le orme del genitore, pure sarebbe dovuto essere il solo orizzonte possibile della propria esistenza. E così, tornato ad essere un uomo libero, si rituffò subito nel malaffare dedicandosi alla raccolta dei ratei estorsivi che, in nome dei Mazzacane, erano destinati al padre. Trascorso un anno a taglieggiare commercianti e imprenditori, decise di cambiare business: dirottò i suoi interessi sul traffico di droga. Poi il secondo arresto nel 2019 e, scarcerato nel 2020, alla vendita di narcotici affiancò l’attività di usura. A raccontare queste tappe malavitose ai magistrati della Dda di Napoli è stato direttamente Buonanno. Dallo scorso giugno, infatti, a pochi mesi di distanza dall’operazione delle fiamme gialle che lo hanno riportato in cella con l’accusa di usura, sta collaborando con la giustizia: allontanandosi dalle scelte paterne, ha avuto il coraggio di staccarsi (almeno di provarci) dalla malavita. Agli inquirenti ha indicato quali sono stati i canali che sfruttava per rifornire di droga la sua rete di pusher: “Fino al 2018 la cocaina mi è stata fornita da Angelo Vacchiarino, detto mezzafemmina, Raffaele Sellitto (di Caivano, ndr) Francesco Falco e Gianni Ceriello di Marina di Camerota”. Buonanno e il fratellastro Giuseppe Giacomo Salzillo, stando alla tesi della Dda, riuscirono a vendere stupefacenti pure a Milano: “In Lombardia la compravamo da un calabrese, Antonio Maiuolo, abitante a Pioltello, e da Raffaele Ciavarella, titolare di un distributori di carburanti”. Nel 2020, prima di essere scarcerato, Buonanno conobbe in prigione Fabio Manduca (nella foto) di Arzano ed è da lui che iniziò a comprare l’hashish. “Lo conobbi a San Vittore, era stato arrestato per l’omicidio di un tifoso dell’Inter (avvenuto nel 2018 ndr). Ci trovavamo entrambi in isolamento e facemmo conoscenza. Mi disse che la famiglia – ha raccontato Buonanno – aveva una ditta di pompe funebri, ma la sua attività è essenzialmente la vendita di hashish. E’ venuto anche a trovarmi a casa utilizzando una vettura delle pompe funebri. La roba veniva prelevata da mio cugino Pasquale Buonanno e lui agganciava un cugino di Manduca di nome Gennaro. Mio cugino Pasquale se ne è occupato fino al febbraio 2021”. Manduca è estraneo all’indagine sulla rete di narcos gestita dal marcianisano Buonanno.
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