I tentacoli della mafia nera nel Casertano

CASERTA – I chilometri percorsi con mezzi di fortuna per raggiungere la costa africana, i soldi, tanti, dati al trafficante di turno per trovare un posto su una barca dalle condizioni precarie. E poi la traversata in mare, con la speranza di raggiungere l’Italia sani e salvi: è l’odissea che affrontano migliaia di immigrati. E c’è il serio rischio che non si concluda con l’approdo nel Belpaese. È possibile che prosegua quando riescono a stabilirsi sulla costa casertana. Nelle condizioni di povertà in cui si trovano, vengono spesso sfruttati da gang criminali di loro connazionali.

Si tratta di compagini malavitose che replicano in Terra di Lavoro le strutture criminali che hanno nel loro continente di origine: parliamo di mafia nigeriana. E a Castelvolturno, dove è già presente da decenni, ora, con il vuoto di potere malavitoso che si è creato a seguito delle recenti retate (frutto del significativo lavoro svolto dall’Antimafia, che è riuscita a colpire con forza l’ala del clan dei Casalesi attiva sul Litorale), sta prendendo sempre più piede.

A contribuire a tenere alta l’attenzione su questo fenomeno ci sono diverse associazioni, tra cui ‘Le Piazze del Sapere’ di Pasquale Iorio. “Spesso, alla fine dell’esodo dei migranti”, ha commentato l’attivista, “molti minori finiscono in luoghi degradati, fonte di una vera piaga sociale: le cosiddette connection house, gestite dalle mamme, sparse nelle case e nelle villette lungo la Domiziana”. Si tratta di luoghi dove la legalità è ‘sospesa’, e chi vi entra può trovare droga, armi e prostitute. Sono centri in mano, il più delle volte, proprio alla mafia nigeriana.

Smantellarle significherebbe togliere all’organizzazione una delle sue principali fonti di sostentamento.
A complicare questo tragico quadro sociale c’è un altro aspetto: negli ultimi anni, si è verificata una crescente sinergia tra le mafie straniere presenti a Castelvolturno e quelle italiane: “C’è una collaborazione”, ha sottolineato Iorio, “tra i clan locali e le altre mafie, da quelle provenienti dell’Europa orientale a quelle africane, proprio come la mafia nigeriana”.
Questa situazione esplosiva ha i suoi principali focolai nell’area sud di Bagnara, nel parco Lagani e nella cosiddetta area di mezzo, tra via dei Diavoli e Villaggio del Sole.

Nei giorni scorsi, il ministero dell’Interno ha chiesto all’amministrazione di preparare un report sulle aree in cui sono più radicati gli irregolari dediti a attività illecite, da presentare entro il primo ottobre. Il Viminale desidera ricevere una valutazione dalla comunità locale sulle aree a rischio, e una volta ottenuto il quadro generale, potrà intervenire per contrastare il degrado urbano e sociale. Tuttavia, come ha più volte sottolineato il sindaco Luigi Petrella, sarà necessario un investimento significativo per affrontare efficacemente questa problematica.

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