MILANO (Loredana Lerose) – In un Paese in cui il Governo è questione di ‘alleanze’ come l’Italia tutto può succedere. Perfino che i partiti decidano di mettersi insieme sulla base di un unico punto di contatto programmatico: fermare il Movimento 5 Stelle. In fondo la legge elettorale rosatellum è nato con questo scopo in barba alla necessità di garantire la certezza della vittoria per uno degli schieramenti in campo il giorno dopo il voto. La fase di stallo il Pd l’ha fortemente voluta, consapevole del fatto che gli italiani avrebbero ‘punito’ le politiche messe in campo in questi cinque anni dal centrosinistra. Il paradosso è che i dem pensano di poter fare il bello e il cattivo tempo nonostante il misero risultato ottenuto il 4 marzo scorso. Sperano in un Gentiloni bis, perfino Silvio Berlusconi sembra appoggiare questa ipotesi. Sarà perché il leader del centrodestra non è più lui, ma Matteo Salvini della Lega? Se Salvini o Luigi Di Maio per i 5 Stelle non riuscissero a creare una maggioranza certa l’attuale governo potrebbe continuare in prorogatio, garantendo una buona ordinaria amministrazione fino a quando i partiti non troveranno accordi trasversali per fare riforme non più rinviabili. E la democrazia? Il voto dei cittadini? Avrebbero ancora senso? No, non ne avrebbero alcuno e in quel caso una rivolta di massa sarebbe quantomeno giustificabile. Per quanto possa non piacere un governo senza il M5S è impensabile considerato il 32% preso alle elezioni e la certezza, per i pentastellati di essere il primo partito del Paese. A meno che, come dice Di Maio, “non decidano di fare un governo del ‘tutti contro di noi’ e questo sarebbe un clamoroso insulto alla democrazia e ai cittadini”. Come dargli torto…