NAPOLI (Francesco Foco) – Alla fine è successo. Il Cardarelli ha gettato la spugna, la direzione sanitaria ieri ha chiuso il pronto soccorso dalle 9 alle 16, bloccando tutti i nuovi accessi. Il motivo è sempre lo stesso. Troppi ricoveri. Almeno 140, ieri, gli accessi. Centinaia di pazienti ricoverati su barelle di fortuna, pochi nei due reparti di Osservazione breve intensiva, tantissimi sulle striminzite lettighe nel grande corridoio adiacente agli Obi. Un corridoio che, lo ricordiamo fino allo sfinimento, non è un reparto, non è adibito alla cura. Sono 22 giorni che il Cardarelli è tornato ad essere un carnaio, i degenti carne da macello ricoverati in promiscuità tutti insieme nello stesso ambiente. Addio privacy, addio distanziamento fisico. Addio dignità. Il bubbone è esploso già nella notte tra giovedì e venerdì per poi degenerare in mattinata quando il Bed manager Ciro Coppola ha inviato una circolare di servizio indirizzata al direttore del 118 e per conoscenza alla direzione generale, al direttore sanitario e al direttore Dea per informare che il pronto soccorso aveva raggiunto “la saturazione della capacità ricettiva”. Centoquaranta i pazienti contati da Coppola e dunque “la sospensione della funzione di accettazione del predetto ps”. Surreali le scene fuori al nosocomio, documentate da Cronache (nella foto a destra). I cittadini arrivati con mezzi propri venivano mandati indietro. “Il pronto soccorso è chiuso – rispondevano gli infermieri e guardie giurate – andate al Cto”. Dalle 9 alle 16 il ps ha accettato dunque solo pazienti da codice rosso. Anche in questo caso viene da chiedersi: chi decide quali sono quelli gravi? Anche un sintomo apparentemente banale può nascondere una patologia gravissima. Eppure, ieri il diritto alla cura è stato negato. Il servizio è stato sospeso. La colpa non può essere attribuita ai cittadini che si rivolgono al Cardarelli, quasi come se fosse una colpa essere ammalati o infortunati. Sorge spontanea, ancora una volta, la domanda: non c’è mai nessun responsabile? Forse non c’è la volontà. Tanto, a fine mese, gli stipendi del Bed manager Coppola arrivano, così come quelli della primaria del Ps Fiorella Paladino e del capo dipartimento Ciro Mauro. E sono tutti contenti, tranne i medici e infermieri costretti a turni di lavoro triplicati. E chiaramente i ricoverati in barella.
La pandemia impenna: occupati tutti i posto Covid
La pandemia impenna e il virus torna a ingolfare gli ospedali. La crisi complessiva del Cardarelli è una spia da tenere sotto controllo. Onestamente preoccupante.
Il padiglione M della più grande struttura ospedaliera del Sud, quello dedicato ai pazienti positivi al coronavirus, ha finito i posti letto a disposizione. Si evince da una comunicazione interna della direzione sanitaria e visionata dalla redazione di Cronache. Si legge nella nota protocollata ieri mattina: “Allo stato tutti i posti letto che questa Aorn dedica alla degenza Covid risultano impegnati. Essendo altresì occupate nella funzione di degenza anche le camere operatorie Covid attive nel contesto del padiglione M”.
In quell’ala dedicata ai positivi, però, ci vanno a finire un po’ tutti i malati. E’ il sistema di ospedalizzazione ad essersi inceppato visto la fortissima recrudescenza del contagio. Facciamo un passo indietro per meglio comprendere come avviene il ricovero.
Un paziente arriva al pronto soccorso del Cardarelli con una patologia diversa dal Covid. In attesa delle diagnosi gli viene somministrato un tampone rapido. Se risulta positivo, viene prima messo in isolamento per ricevere un tampone molecolare e poi trasferito al padiglione-M, dedicato alla pandemia. In quell’area arrivano anche pazienti asintomatici ma che necessitano di cure per altre patologie. E così i ricoveri triplicano ed impattano con forza su tutto il sistema sanitario. Insomma, il discorso è lo stesso da circa due anni.
E allora il Cardarelli oggi si presenta in doppia, tripla emergenza. Il pronto soccorso ordinario (ieri chiuso) è pieno di barelle in corridoio (nella foto). Non si presenta meglio il reparto Covid, pieno come un uovo. E anzi, trasformato in una sorta di Ps di secondo livello, dedicato ai pazienti con le più varie patologie ma anche positivi. Tant’è.
Sul fronte pandemico invece la Campania è in grande sofferenza. Sono 5.810 i nuovi contagi da Coronavirus oggi, 24 giugno 2022 in Campania, secondo i dati Covid-19 dell’ultimo bollettino della Regione. Da ieri sono stati registrati 8 morti. Nelle ultime 24 ore sono stati processati 19.701 tamponi, tra molecolari e antigenici. Negli ospedali della Campania sono 21 i posti letto di terapia intensiva occupati da pazienti Covid, 338 i posti letto occupati nei reparti di degenza.
Il governatore Vincenzo De Luca non nasconde le difficoltà e i problemi: “Facendo un raffronto tra la situazione attuale del Covid e quella che avevamo un anno fa. Nello stesso giorno c’erano 112 nuovi positivi. 12 mesi dopo ne abbiamo 5407. Sempre l’anno scorso di questi tempi avevamo 252 ricoveri ordinari, ora 342. Per quanto riguarda i ricoveri in terapia intensiva abbiamo praticamente lo stesso numero: 20 lo scorso anno, 21 oggi. In Italia un anno fa avevamo 927 nuovi positivi, ieri 56mila. Questo vuol dire che c’è una presenza e una diffusione fortissima di Covid, di minore gravità. Evidentemente la campagna di vaccinazione produce i suoi risultati. Ma è evidente anche con questi numeri noi fra settembre e ottobre avremo dei problemi”.