ROMA (Gianluca Rocca) – Ci vuole più coraggio per fare il numero due di Di Maio o per fare il numero uno di Berlusconi? Bisogna avere più attributi per andare al governo insieme al M5S o per continuare a fare da balia al ‘clown assoluto’? Ad oggi pare che Salvini, con la scusa di non voler tradire il centrodestra, stia scegliendo la seconda strada, quella più comoda, rimanere fermo e immobile: ma in realtà è proprio la strada del tradimento, quella lungo la quale Berlusconi ha sistematicamente colpito alle spalle ogni nuovo leader emergente. Vi ricordate Fini? Quando l’ex cavaliere lo ha visto crescere oltre il 13 per cento gli ha scatenato contro titoli di giornali e veline, colpendolo mortalmente fin nella sfera personale. Una ‘mafia politica’ che evidentemente sta terrorizzando oggi anche Salvini, pateticamente ridotto a far finta di non vedere lo spettacolo triste e senile che si deve portare a cavalcioni fin dentro la stanza delle consultazioni con il presidente Mattarella. Ma è possibile sottostare al ricatto del potere dei soldi? Non sarebbe il caso di far prevalere la forza delle idee? Almeno questo lo potrebbe imparare dai Cinque Stelle. E con loro, oltre a capire i segreti per fare campagna elettorale senza i milioni di zio Silvio, potrebbe anche scrivere un programma di governo, magari facendolo firmare anche a Fdi e a quella parte di Forza Italia (se esiste) che è in grado di sopravvivere anche senza Berlusconi: sarà la prova provata che non si stanno tradendo gli elettori del centrodestra, ma si sta solo liberando un’intera area politica da un’occupazione ‘militare’ che va avanti da oltre 20 anni. Perché la figura di Berlusconi è tutto è fuorché politica, non rappresenta un’ideologia o un modello di società cui ambire, è l’emblema (insieme agli epigoni renziani con i quali infatti vorrebbe riallearsi) di quel sistema di poteri forti che il Movimento Cinque Stelle ha avuto il mandato di abbattere. Di Maio è stato autorizzato ad entrare in Parlamento per portare a termine questa missione. Salvini sa bene che questa è l’unica scelta sensata, ma avrà il coraggio di farla? Che poi, se ci pensa bene, si potrebbe anche rivelare una scelta lungimirante: sulla lunga distanza si spianerebbe davvero la strada alla leadership dell’intera area di centrodestra, senza aspettare comodamente seduto che si compia, anagraficamente, la ‘successione’. Il momento è ora. C’è una maggioranza schiacciante di italiani che dal 1994 (anno della discesa in campo dell’imprenditore milanese poi condannato in Cassazione a 4 anni per frode fiscale) è rimasta orfana di un partito di riferimento serio e virtuoso. Bisogna ascoltarla. Altrimenti quella maggioranza dovrà ‘accontentarsi’ di votare il ‘partito degli onesti’ o limitarsi all’astensione.