ROMA – A tre giorni dall’annuncio di Conte da stanotte il ‘Dl imprese’ è attuativo. Dopo il tira e molla all’interno della maggioranza finalmente si trova l’accordo. Ma gli italiani non hanno ancora visto l’ombra di un euro.
Nel decreto ci sono misure sulle garanzie statali al credito alle imprese, l’estensione delle norme di golden power, la proroga dei termini processuali e il rinvio di alcune scadenze fiscali.
La dichiarazione
“Abbiamo lavorato tutta questa notte al testo del decreto – ha dichiarato il presidente dell’Associazione bancaria italiana, Antonio Patuelli – pubblicato in Gazzetta Ufficiale dopo mezzanotte, per poter inviare alle banche, già stamattina la circolare applicativa del decreto sulle misure per fornire liquidità alle imprese” in modo che possano “subito avere elementi per applicare la norma che prevede garanzie pubbliche sui finanziamenti bancari alle imprese in difficoltà”.
Conte: “Potenza di fuoco”
“Potenza di fuoco”: fu così presentato dal premier Conte il Dl di aprile al termine del Dcdm, terzo dei Dl finora presentati dal governo. L’ultimo dunque in ordine temporale per far fronte alla pandemia che ha messo in ginocchio l’economia nazionale: “Una potenza di fuoco per assicurare liquidità”. E quale apripista per poi passere alla ‘Fase 2’, quella della graduale riapertura delle attività economiche.
Conte: “Liquidità per una nuova primavera”
All’interno i “200 mld per il mercato interno e altri 200 per l’export. Sempre più sotto controllo, se non discendente, per proiettarci in una fase che ci consentirà una nuova primavera e di ripartire con forza, recuperando il terreno perduto e di risollevarci dalle macerie”. Poi i numeri, presentati dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri: “una garanzia poderosa per preservare il nostro sistema produttivo a superare questo momento difficile attraverso 30 miliardi a sostegno di queste garanzie verso le imprese. Miliardi che Conte calcola addirittura in 400 come liquidità per le imprese che siano piccole medie e grandi, 200 miliardi per il mercato interno e altri 200 per l’export. L’intervento più poderoso nella storia d’Italia”