Il dolore del padre di Giogiò: “Lascio la città”

L’imprenditore antiracket Eduardo Di Napoli rilancia: “Abbiamo paura delle baby gang, ma dobbiamo restare e resistere”

NAPOLI – “Giusto avere paura. Vorrei parlare con il padre di Giogiò. Dovremmo tutti abbandonare la città. Anche io temo le babygang e i minorenni armati. Ma credo che il problema sia diffuso. Presente in provincia, come a Roma e Milano. Non ci resta, che vivere qui per migliorare Napoli”. A parlare è Eduardo Di Napoli, imprenditore 27enne antiracket. Anni fa ha denunciato gli estorsori. Gestisce due bar al rione Sanità e in via Duomo. “Oggi ho paura dei miei coetanei, non più dei boss camorristi. Hanno tra i 16 e 25 anni. E per prendere punti sono pronti a fare guai. Pericolosissimi. Senza regole. Le pattuglie delle forze dell’ordine sono poche rispetto alle paranze. Al rione Sanità oggi ci sono i figli di quelli che denunciai e la storia si ripete”.

“Una questione sociale”

Poi taglia corto: “La questione è sociale. Esempi educativi sbagliati. Ecco non riguarda solo Napoli. Cosa insegniamo ai giovani? Fiction dove si emulano le gesta criminali, coltelli e pistole facili. Il bullismo già nelle scuole, chi non le frequenta. Giusto che un sedicenne prenda una condanna come un maggiorenne, se ha sbagliato. Oggi camminano armati. Il centro storico è pericoloso”. Poi taglia corto: “Serve cambiare le leggi per i minorenni. Per controllare meglio i nostri quartieri popolari. Due anni trascorsi in una comunità con telefono e videochiamate non servono a nulla. I parenti li esortano pure sui social: ‘leone, uscirai più forte di prima’. Degrado totale. Serve una svolta. Ho proposto alla Curia di lanciare associazioni mirate al recupero dei giovani”. Per Eduardo Di Napoli bisogna invertire la rotta, “altrimenti nessun quartiere si salverà. Anche la provincia soffre lo stesso male. Come al Parco Verde di Caivano. Riguarda tutta la Campania e oltre. Dobbiamo tutelare i nostri giovani”. E ancora: “Tutti possiamo fare molto. Sabato sono stato dai carabinieri, perché nonostante il rione Sanità sia invaso da migliaia di turisti, qui continuano a fare scippi. Napoli oggi appare senza leggi e freni”.

Violenza giovanile senza freni

Intanto la città deve affrontare una escalation di violenza giovanile senza freni. Nella notte del 31 agosto un musicista di 24 anni, Giovanbattista Cutolo, è stato ucciso a colpi di pistola in piazza Municipio dopo una lite tra ragazzi. E’ stato fermato un 17enne dei Quartieri Spagnoli e la semiautomatica è stata trovata vicino a un albero. Anche nell’ultimo fine settimana carabinieri e polizia hanno sequestrato armi di ogni genere: dai tirapugni, ai coltelli, a un’accetta. Ma perché uscire da casa con strumenti per offendere? Lo ha detto anche il padre di Giògiò.

Le parole di Franco Cutolo

Franco Cutolo lo ha ricordato a Villa Macrina a Torre del Greco: “Amava molto la città. Aveva un legame speciale con Torre del Greco. Tante volte, specie da piccolo, insieme alla sorella lo lasciavo a casa della nonna”. Qui la rassegna musicale sarà nel nome del al 24enne: ‘Voci d’autunno dedicate a Giogiò Cutolo contro ogni violenza’. E sul palco è il salito il padre. Ha chiesto alla città di essere parte attiva “nella battaglia che stiamo portando avanti per modificare una legge, quella sulla responsabilità penale dei minori, che sostanzialmente è degli anni ’30 e ha subito alcune modifiche negli anni ’80, quando i ragazzini di 16-17 anni giocavano a Monopoli. Oggi invece molti girano armati con coltelli e pistole. Questo accade soprattutto a Napoli, in tutti i quartieri. Una cosa che mi porterà a lasciare la città per trasferirmi in provincia. Saremo a Roma il 9 ottobre per una manifestazione: mi auguro che anche i torresi siano con noi”. Davanti a lui il sindaco Luigi Mennella: “Questa tragedia sia da monito per le istituzioni, ma soprattutto per i genitori, che devono tornare ad avere il giusto ruolo di guida per i figli”.
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