Si sta trasformando Matteo Salvini. Aveva iniziato in sordina, rispettoso, politicamente scorretto, vero, ma senza esagerare. Adesso è diverso: con il boom di voti delle europee, con la maggiore forza acquistata dal suo partito nel governo (a discapito dei 5 Stelle), ha più margine di azione. Può sbilanciarsi. E lo ha fatto oggi su una materia delicata: le intercettazioni.
A margine del Festival del Lavoro a Milano, parlando della riforma della magistratura, ha auspicato la galera per chi fa uscire sui giornali le conversazione registrate dagli inquirenti “sulla vita privata”. Se in quei dialoghi figurano aspetti che con le inchieste poco hanno a che fare, dovrebbe finire in cella “sia chi le fa uscire dalla Procura sia chi le pubblica”. “Non è civile – ha continuato Salvini – che i giornali siano pieni di pezzi di intercettazioni senza nessuna rilevanza penale. E’ una cosa da quarto mondo. Se ci sono cose che riguardano processi e reati è giusto che li si legga”.
Parole che ricordano quelle di Silvio Berlusconi, quando aveva iniziato la sua crociata contro alcuni pm. Parole che sembrano l’ennesimo bavaglio che si vuole mettere alla stampa (dopo il taglio ai fondi per l’editoria). E il tutto nel bel mezzo del caos che sta travolgendo il Csm.
Conversazioni registrate a parte, in merito al Csm Salvini ha ben chiaro, a suo dire, la causa del problema: sono le correnti. E sul tema è intervenuto pure Alfonso Bonafede a Rai Radio 1: “Magistratura e politica devono essere separati. Un magistrato che entra in politica deve abbandonare la magistratura”.