ROMA – Niente Dad con un solo contagiato in classe. Il Governo fa retromarcia e torna alla precedente disposizione con le lezioni a distanza solo dopo i tre positivi conclamati. Solo lo scorso lunedì tramite una circolare a firma del ministero della Salute e del ministero dell’Istruzione a causa l’aumento dei contagi e delle difficoltà nell’applicare il tracciamento aveva sospeso il programma di sorveglianza con testing. “Non ci sarà alcun ritorno in Dad in caso di presenza di un solo alunno contagiato – hanno spiegato dal Governo – la struttura del commissario straordinario Francesco Figliuolo intensificherà le attività di testing nelle scuole, al fine di potenziare il tracciamento poiché garantire la partecipazione in presenza e lo svolgimento delle lezioni a scuola in assoluta sicurezza è una priorità”.
La Dad scatterà con un solo positivo in classe soltanto “per i bambini fino a sei anni, per la scuola dell’infanzia, dunque, dove è più difficile mantenere il distanziamento e le mascherine per i bimbi non sono obbligatorie”. Scatterà con due positivi “per gli alunni da 6 a 12 anni e anche per i più grandi se non sono vaccinati. Dai 12 in poi si andrà in Dad se i casi positivi sono almeno tre”.
Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi aveva spiegato che l’applicazione della quarantena dopo un solo caso era “una misura assolutamente prudenziale, presa perché – aveva detto – vogliamo tenere in assoluta sicurezza la scuola. Anche se la priorità del ministro resta la didattica in presenza”. Ed anche il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, aveva aggiunto di aver ritenuto “prudente, con una scelta condivisa con le Regioni di ritornare alla previsione iniziale, con la Dad in caso di un positivo in classe. È una misura che tiene conto del quadro attuale”. Mentre i presidi avevano denunciato le difficoltà di applicazione della norma mancando un adeguato tracciamento: “Siamo stati facili cassandre”, aveva dichiarato il presidente dell’Anp, Antonello Giannelli, mentre la segretaria della Cisl Scuola, Maddalena Gissi aveva chiesto “l’intervento di protezione civile ed esercito laddove le Asl sono in difficoltà”. Poi il dietrofront.