ROMA – Novanta anni dopo la firma dei Patti Lateranensi, la distanza tra le due sponde del Tevere non potrebbe essere più distante. E a poco servono le dichiarazioni del governo italiano che disegnano un quadro tutto diverso (“I rapporti sono splendidi”, assicura il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti). A poco serve anche la retromarcia in Manovra sul raddoppio dell’Ires per le No Profit dopo le richieste pressanti della Chiesa. La verità è che sulla questione del soccorso e dell’accoglienza dei migranti la posizione della Santa Sede è ancora molto diversa da quella del Governo gialloverde. E, viste le priorità di Papa Francesco, non è un punto da poco.
È vero che i corridoi umanitari, promossi dalla Cei e dalla Comunità di Sant’Egidio, hanno ormai l’appoggio completo del governo. Ma è altrettanto vero che non sono uno strumento sufficiente per affrontare il problema. Non avendo potuto partecipare al summit Onu sul Global Compact di Marrakech, per ragioni di sicurezza, Papa Francesco tra un mese volerà in Marocco. Dove incontrerà i migranti accolti dalla Caritas a Rabat.
Per il governo gialloverde sarà il primo confronto ufficiale con il Vaticano. Lo scorso anno, in occasione delle celebrazioni del Concordato, si era già votato, ma non si era ancora formato un governo. Alla guida di Palazzo Chigi, per gli affari correnti, c’era ancora il premier uscente, Paolo Gentiloni. Una figura di gran lunga più vicina al Vaticano di quella del premier attuale. L’ex premier è cattolico, ecologista e discendente di Vincenzo Ottorino Gentiloni. Presidente dell’Unione elettorale cattolica italiana che nel 1913 strinse con i giolittiani il ‘Patto’ per superare il ‘non expedit’ di Pio IX e far tornare i fedeli cattolici a partecipare all’attività politica italiana. In più, il Dem aveva anche un’agenda geopolitica che da più lati incrociava quella di Papa Francesco.
L’incontro avverrà a Palazzo Borromeo
Quest’anno, presuli e porporati dovranno confrontarsi a Palazzo Borromeo, sede dell’Ambasciata d’Italia presso il Vaticano, con un vicepremier, il leghista Matteo Salvini, che continua a richiamarsi al Vangelo e al Crocifisso, ma che più volte è entrato in scontro diretto con la Chiesa. Il Papa e Salvini non si sono ancora mai incontrati. L’assenza del ministro dell’Interno si è fatta sentire anche al primo ‘incontro’ tra il governo e il Vaticano, in occasione della cerimonia per il quinto anno di pontificato di papa Francesco organizzata in Nunziatura Apostolica a giugno dello scorso anno, alla quale era stato invitato con gli altri esponenti del nuovo esecutivo.
L’unico ad aver incontrato Bergoglio, finora, è stato il premier Giuseppe Conte, in una udienza privata il 15 dicembre scorso. Nessun discorso, dato il carattere riservato della visita, solo un commento che il presidente del Consiglio ha affidato a Facebook: “Abbiamo richiamato il rispettivo impegno che stiamo portando avanti per realizzare, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze, un ampio disegno riformatore della comunità in cui operiamo. Ci siamo confrontati sui temi delle diseguaglianze sociali, delle migrazioni, dell’ambiente, della pace. È stato un incontro molto toccante. Che mi rinnova nell’impegno politico, etico, sociale a operare con grande determinazione. Per migliorare la nostra società e per rendere tutti i cittadini pienamente partecipi del progetto di benessere sociale ed economico”.
Alla vigilia delle celebrazioni, la Santa Sede e l’Italia, con il ministro Marco Bussetti e il cardinale prefetto Giuseppe Versaldi, hanno firmato al ministero dell’Istruzione un accordo per il riconoscimento reciproco dei titoli di studio universitari. Un passo per riavvicinarsi, in un terreno neutro che non rischia di essere di scontro.
Maria Elena Ribezzo (LaPresse)