Il ‘megastore’ della droga a Brusciano, il regno del clan Rega basato sul terrore

Per volume di affari la loro piazza di spaccio era seconda soltanto a quella del Parco Verde. Turni massacranti per i pusher e minacce ai residenti della ‘219’, le indagini culminate con i 36 arresti di martedì.

Clan Rega Piacente arrestati 22-11-2023

Le palazzine del rione 219 di Brusciano, in provincia di Napoli, erano state trasformate in una azienda della droga, con una divisione dei ruoli, dai vertici ai pusher, precisa e suddivisa in turni di lavoro. E’ quanto emerso dalle indagini culminate con i 36 arresti effettuati dai carabinieri all’alba di martedì a Brusciano. Per 5, invece, è stato disposto il divieto di dimora nella Regione Campania. Sgominato il clan Rega-Piacente. Gli indagati rispondono a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. Infatti, pare che per volume di affari, la piazza aperta nel rione ‘219’ era seconda soltanto a quella del ‘Parco Verde’ di Caivano.

Anche la ‘paga’ ai sodali variava non solo in base al ruolo ricoperto, ma anche alle ore lavorate. Le piazze di spaccio erano attive 24 ore al giorno, con turni di 8 o 10 ore e un impegno richiesto in base al quale variava anche la ‘busta paga’. A disposizione degli spacciatori, i vertici mettevano radiotrasmittenti, motocicli utili per l’attività di vedetta e, all’occorrenza, raggiungere in tempo utile la piazza. I turni di lavoro erano organizzati in maniera rigidissima: tardare significava anche essere licenziati. gli inquirenti hanno infatti appurato che uno dei pusher era stato ‘licenziato’ perché era arrivato a lavoro con 30 minuti di ritardo. Una delle vedette a libro paga del clan – secondo quanto documentato dagli inquirenti – ha girato senza meta per 12 ore in sella a uno scooter elettrico come vedetta dinamica e aveva dati disponibilità a fare eventuali sostituzioni in caso di necessità.

Le palazzine erano totalmente controllate dai pusher: i residenti dovevano chiedere il permesso per entrare e uscire dalle loro case. I pusher – come si legge nell’ordinanza – avevano rimosso i citofoni negli appartamenti e fatto sparire le chiavi: erano loro a decidere come e quando i residenti potessero avere accesso alle proprie abitazioni. Nessuno, senza autorizzazione, poteva entrare, uscire o aprire la porta. Per entrare, dovevano essere riconosciuti dallo spacciatore di turno che solo dopo essersi accertato dell’identità di chi aveva di fronte, dava l’ok e apre il portone. Gli inquirenti hanno documentato anche un episodio durante il quale lo spacciatore di turno ha impedito a una signora impegnata a fare le pulizia di proseguire nelle faccende.

“Quando senti urlare ‘Marco’ devi scappare”, è l’indicazione che viene data agli spacciatori. E’, infatti, il nome “Marco” il segnale d’allarme che indicava la presenza e l’arrivo delle forze dell’ordine. Il luogo ‘sicuro’ in cui scappare era la casa di una delle donne arrestate nel blitz di martedì mattina quando sono stati spediti in carcere 36 indagati ritenuti vicini al clan Rega-Piacente. Per altri cinque, invece, è stato disposto il divieto di dimora nella Regione Campania. L’ordinanza è stata notificata dai carabinieri di Castello di Cisterna.

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