Mosca (LaPresse/AFP) – A due giorni da quando Donald Trump ha annunciato l’intenzione di ritirare gli Stati Uniti dal trattato con la Russia sulle armi nucleari di raggio intermedio Inf (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty), la comunità internazionale si mobilita per farlo desistere. Il tutto mentre il suo consigliere per la sicurezza nazionale, John Bolton, si trova a Mosca. Ha già incontrato per cinque ore il capo del consiglio di sicurezza russo Nikolai Patrushev. E’ già iniziato il colloquio con il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, e domani vedrà anche il presidente russo Vladimir Putin.
Dall’Ue alla Cina alla diretta interessata Russia. Gli appelli a Trump giungono da tutto il pianeta. Il ritiro degli Usa “renderà il mondo più pericoloso”, ha avvertito il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Garantendo che Mosca “non attaccherà mai nessuno per prima” in caso di guerra nucleare. E “non si riserva il diritto di un attacco preventivo”. La Cina ha invitato gli Stati Uniti a “pensarci due volte”. Sottolineando che il trattato ha giocato “un ruolo importante” nella stabilità mondiale. E l’Ue, per bocca dell’Alta rappresentante per la politica estera Federica Mogherini, chiede a Washington di “proseguire” il dialogo per “preservare il trattato e assicurarsi che che venga applicato in modo completo e verificabile”.
Tanti Paesi sono preoccupati per l’eventuale ritiro dal trattato
La visita di Bolton a Mosca era prevista da tempo, quindi da prima che Trump facesse l’annuncio relativo al trattato, accusando la Russia di non rispettarne le condizioni. Il motivo iniziale era quello di preparare un nuovo incontro Trump-Putin dopo quello di luglio a Helsinki, ma alla luce dell’annuncio il viaggio ha assunto un rilievo ancora maggiore.
Bolton è considerato un falco dell’amministrzione Trump. Nominato a marzo del 2018, secondo il Guardian, che cita fonti bene informate, è stato proprio Bolton a fare pressioni sul presidente per un ritiro dall’Inf. Ed è sempre lui che ha bloccato ogni negoziato per un’estensione del trattato New Start sui missili strategici, che scadrà nel 2021 e che Mosca tenta di prolungare. Ma non solo: è fra coloro che chiesero di uscire dall’accordo sul nucleare iraniano firmato nel 2015 dai Paesi del 5+1 con Teheran; non ha mai nascosto la sua convinzione che Washington dovrebbe colpire militarmente la Corea del Nord anziché negoziare con il regime di Kim Jong Un; e sostiene che servano più sanzioni contro la Russia, accusata dagli Usa di essersi intromessa nel processo democratico americano. Mosca si aspetta, naturalmente, che il consigliere spieghi la posizione di Washington sull’Inf, come ha chiarito il Cremlino.
I prossimi giorni saranno decisivi per conoscere l’epilogo della vicenda
L’Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty, abolendo l’uso di tutta una serie di missili di raggio che oscilla fra 500 e 5.500 chilometri, aveva posto fine alla crisi scatenata nel 1980 dal dispiegamento degli SS-20 sovietici che puntavano sulle capitali occidentali. La motivazione addotta da Trump per il ritiro è che Mosca violerebbe l’accordo con il dispiegamento del sistema di missili 9M729, la cui portata secondo Washington supera i 500 chilometri di raggio, al fine di intimidire gli ex Stati satelliti sovietici che ora si trovano vicini all’Occidente. La Russia, dal canto suo, condanna quello che definisce il tentativo Usa di ottenere concessioni “tramite un metodo di ricatto”.