Ha inciso negativamente sui numeri e sul morale: tanti e pesanti gli effetti collaterali dell’ultima espulsione grillina. Gianluigi Paragone è fuori dal Movimento 5 Stelle. I suoi no e le critiche alle scelte penta-stellate non sono andate giù ai vertici della compagine. Ma l’ex conduttore di La7 prestato alla politica ha incassato il sostegno di Alessandro Di Battista: “Gianluigi – ha scritto in un post il politico – è infinitamente più grillino di tanti che si professano tali. Non c’è mai stata una volta che non fossi d’accordo con lui. Vi esorto a leggere quel che dice e a trovare differenze con quel che dicevo io nell’ultima campagna elettorale che ho fatto. Quella da non candidato, quella del 33%. Buon anno a tutti amici miei”.
Tornano (non se ne sono mai andate) le divisioni dentro la galassia 5 Stelle. Il caso ‘Paragone’ non ha fatto altro che ricordarle e incrementarle: “Ringrazio Alessandro Di Battista per le belle parole che usato per me, in mia difesa – ha risposto il ‘silurato’ -. Ale rappresenta quell’idea di azione e di intransigenza che mi hanno portato a conoscere il Movimento: stop allo strapotere finanziario, stop con l’Europa di Bruxelles, stop con il sistema delle porte girevoli, lotta a difesa dei veri deboli, stop alle liberalizzazioni che accomunano Lega e Pd. Io quel programma lo difendo perché con quel programma sono stato eletto. Ale lo sa”.
L’espulsione va ad intaccare anche la tenuta, al Senato, della maggioranza: i numeri a Palazzo Madama non sono solidissimi. Tra fughe, cacciate e ‘no’ espressi in voti decisivi il Governo potrebbe barcollare. A complicare il tutto c’è Matteo Renzi, che ha deciso con la sua Italia Viva, staccandosi dal Pd, di vestire i panni dell’anima critica dell’esecutivo.