MILANO – Nel Pd tutti chiedono le dimissioni del governo, ma nessuno pronuncia ancora la fatidica frase: elezioni anticipate. Nel principale partito di opposizione colpisce la fase di tensione che si respira a Palazzo Chigi, con Matteo Salvini che pone l’aut aut finale ai suoi alleati e al premier, ma ancora non si capisce se staccherà la spina all’esecutivo.
L’unico a parlare di elezioni anticipate è Morassut
L’unico a parlare apertamente di ritorno alle urne è il responsabile Infrastrutture, Aree urbane e periferie della segreteria nazionale dem, Roberto Morassut: “Credo che dal punto di vista di Salvini chiedere il rimpasto sia un discorso miniale, ormai si è capito che la maggioranza non possa andare avanti. Siamo in una nuova fase che deve portare al voto dei cittadini”. Una riflessione che si sposa con quella di Maurizio Martina, che invita i suoi compagni a farsi “trovare pronti per l’Italia”, evitando “di farci opposizione da soli e di parlarci addosso a colpi di tweet, soprattutto adesso”.
La polemica sollevata da Calenda
Il riferimento, nemmeno troppo velato, è alla polemica sollevata da Carlo Calenda. L’ex ministro dello Sviluppo economico, molto critico con la strategia scelta nel voto sulle mozioni Tav, preferendo un’uscita dall’aula, denuncia l’esistenza di due contrapposte fazioni al Nazareno, di cui “una parte, maggioritaria nei gruppi parlamentari, non vuole che il governo cada”.
La divisione del Pd
La divisione che nota l’europarlamentare e ispiratore del manifesto SiamoEuropei è quella tra “il Pd di Renzi che controlla la maggioranza dei gruppi parlamentari” e quello “di Zingaretti, Franceschini, Gentiloni eccetera che controlla la maggioranza degli organi di partito”. A suo dire i leader delle due aree “non si incontrano e non si parlano mai” e “le classi dirigenti si detestano reciprocamente molto più di quanto avversino Lega e M5S”. Calenda, però, suona la carica al primo rumore di crisi: “Siamo in ballo. Ora tocca correre. Adelante”.
Le accuse contro Salvini e Di Maio
Un monito che non trova grandi riscontri, però. Mentre il vicesegretario vicario dei democratici, Andrea Orlando, punta il dito contro Salvini e Di Maio: “Hanno fallito ma continuano con la farsa. Con i loro giochetti stanno tenendo il Paese impantanato. Sono degli irresponsabili. Almeno abbiano la decenza di fare chiarezza”. Quindi, su un punto i “due Pd” di cui parla Calenda sembrano convergere. Perché Matteo Renzi è sulla stessa lunghezza d’onda: “Questa pagliacciata sulla pelle del Paese ha stancato, dovrebbero dimettersi tutti e tre: Salvini, Di Maio e il premier. Se qualcuno si ricorda di avvisarlo”.
(LaPresse/di Dario Borriello)