VILLA LTERNO – La pubblicità e le slot machine erano i suoi principali business: Mario Iavarazzo, ex cassiere degli Schiavone, se n’era occupato quando alle spalle aveva ancora un clan strutturato, forte militarmente, e aveva continuato a trattarli anche dopo, fino al suo arresto (avvenuto nel 2019), mettendosi in proprio, quando l’organizzazione mafiosa è stata indebolita da catture e confische. Ma politica e appalti ai suoi occhi non era materia che passava inosservata. La Dia, infatti, ha registrato una conversazione che aveva avuto con un liternese, non identificato, incentrata sulle elezioni del 2016. Nicola Tamburrino, da sindaco in carica, tentava di ottenere (e ci riuscì) il secondo mandato. La chiacchierata ascoltata dagli investigatori è dell’aprile di 5 anni fa. Discutevano sulla candidatura di una donna nella lista di Antonio Ciliento, sfidante di Tamburrino. “Nicola è vincitore”, dice l’uomo. “E come si è candidata questa?”, domanda Iavarazzo. “Vorrebbe prendere i voti a… Ma nessuno la vota”. “Manco io – spiega l’ex affiliato del clan -. Io voto Nicola”. E il confronto si sposta su un appalto importante. “Quello se… quello sta un’altra fatica di dieci milioni di euro”, dice l’uomo. “Ah – risponde Iavarazzo – si deve fare il progetto ancora ja..”. “No, stanno già tutte cose fatte”. “Ah devono fare solo la gara”, si corregge l’ex cassiere degli Schiavone. “Poi – prosegue l’uomo – se non sale Nicola e aspetta un altro…”. “Se salisse – dice Iavarazzo – quello la ‘spiccica’”. “Bravo! No è quello già… capito… Qualcuno – conclude l’uomo – deve approvare…”. Per gli agenti della Dia, Iavarazzo era convinto che con il successo elettorale di Tamburrino ci sarebbero state maggiori probabilità per la realizzazione dell’opera.
La conversazione è tra gli atti d’indagine che avrebbe accertato come l’ex cassiere del clan, tornato in libertà dopo un lungo periodo di carcerazione, aveva ripreso ad operare nel settore della pubblicità attraverso una rete di prestanome, sfruttando i suoi trascorsi nel clan e investendo soldi derivanti dall’appartenenza alla cosca. Per tale inchiesta Iavarazzo è già stato condannato in primo grado con rito abbreviato, gli altri coinvolti sono a processo dinanzi al Tribunale di Napoli Nord. Nel 2020 Iavarazzo, accusato di aver partecipato all’omicidio di Crescenzo Laiso, ha iniziato a collaborare con la giustizia. E da pentito ora potrà anche chiarire il suo rapporto con la politica liternese: se ci sono state o meno delle cointeressenze o se sia stato fuori dalle dinamiche elettorali, se era interessato al mega appalto o era una notizia che aveva semplicemente destato la sua curiosità. In questa indagine Tamburrino, innocente fino a prova contraria, non è coinvolto. E’ a processo, invece, a Napoli Nord, con l’accusa di corruzione in relazione ad una licenza data agli imprenditori Nicchiniello per costruire una struttura ricettiva in via Delle Dune (opera che non è stata realizzata).
Omicidio Laiso, otto indagati dalla Dda. E Iavarazzo si fa difendere dal legale che…
Omicidio Amato, l’accusa di Venosa: “Accoltellato in discoteca da Panaro”
Casalesi, tremano ‘cassa’ e nuovi volti del clan