CASERTA – Sono in campo: con ruoli e prospettive diverse figurano tra i protagonisti delle imminenti regionali. Ma stanno affrontando questo impegno elettorale – previsto per novembre – con una pesante incognita giudiziaria. Parliamo di Giovanni Zannini, uomo di punta in Terra di Lavoro del governatore Vincenzo De Luca (che però potrebbe a breve passare in Forza Italia), e Luigi Bosco, guida in Campania di Azione.
Le inchieste e i percorsi politici non dovrebbero condizionarsi, ma, piaccia o no, è già capitato e può capitare ancora. E succede – sgombriamo il campo da ogni dietrologia – proprio per l’indipendenza di chi muove quei percorsi: agiscono, giustamente (e guai se non ne fossimo convinti), senza tener conto gli uni degli altri. Da un lato la Procura e i tribunali seguono i propri tempi, dall’altro i partiti (o i movimenti) prendono decisioni in autonomia, con i criteri che si auto-impongono nello scegliere candidature e distribuire incarichi.
C’è chi, leggendo queste parole, potrebbe sostenere che invece per etica e per opportunità le vicende giudiziarie dovrebbero tener conto delle carriere politiche e (soprattutto) viceversa. Ma il dato reale – salvo rare eccezioni – ci dice che ormai, da Tangentopoli in poi (forse anche un po’ prima), non succede più. Ad ogni modo, pur nella reciproca indipendenza, non è impossibile (anzi, capita spesso) che giustizia e politica finiscano con l’intrecciarsi (e condizionarsi).
Giovanni Zannini è indagato dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere per concussione (avrebbe esercitato pressioni su Vincenzo Iodice, quando era direttore sanitario dell’Asl di Caserta – oggi, a quanto pare, candidato alle regionali con Avs), ma anche per corruzione e truffa (in relazione a un suo presunto intervento per non far perdere un finanziamento da oltre 10 milioni di euro alla società Spinosa). Finora l’inchiesta che coinvolge il mondragonese ha prodotto perquisizioni (che lo hanno reso noto) e il sequestro della struttura – un mega caseificio – realizzata con quel finanziamento a Cancello Arnone.
Luigi Bosco, invece, è indagato dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e turbativa d’asta. Su di lui – ritenuto dagli investigatori parte dell’ipotizzato sistema criminale intorno a Nicola Ferraro, ex consigliere regionale dell’Udeur – pende una richiesta di arresto domiciliare, sulla quale sta decidendo il Tribunale di Napoli (Bosco ha già affrontato l’interrogatorio preventivo). Questi i percorsi giudiziari. Passando a quelli politici, le future scelte di Zannini potrebbero ridisegnare il centrodestra casertano. Secondo i rumors è sempre più probabile un suo impegno con Forza Italia, favorito dal rapporto con il parlamentare Francesco Silvestro di Arzano: se concretizzerà questo passaggio, lasciando l’area progressista, darà inevitabilmente più forza al partito azzurro (per l’alto numero di sindaci su cui ha un ascendente e soprattutto per la sua incidenza sul presidente della Provincia, Anacleto Colombiano). Bosco, invece, è al lavoro per formare una lista (per la circoscrizione casertana) che, con tutta probabilità, confluirà anch’essa nel centrodestra, dopo il no del suo leader nazionale Carlo Calenda all’appoggio a Roberto Fico, candidato governatore del centrosinistra voluto da Elly Schlein e Giuseppe Conte. Logicamente, Zannini e Bosco sono da considerare innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile. Ma se le inchieste che li coinvolgono dovessero sfociare in ulteriori provvedimenti, potrebbero – per forza di cose – sfilarsi dall’impegno elettorale (o comunque rimodularlo).
Insomma, piaccia o no, quella giudiziaria è un’incognita che pesa. Zannini e Bosco non sono gli unici protagonisti delle prossime regionali con conti aperti con la giustizia. C’è anche Marcello De Rosa, ex sindaco di Casapesenna: nel 2023 è stato condannato in primo grado a tre anni per falso ideologico (il caso è ora al vaglio della Corte d’appello di Napoli). Ed è alle prese con un’udienza preliminare anche Gennaro Oliviero, attuale presidente del consiglio regionale e probabile candidato di punta della lista che presenterà lo stesso De Luca. Oliviero è accusato di traffico di influenze illecite, in relazione a una presunta intermediazione presso l’ex direttore dell’Asl De Biasio per prorogare l’incarico a un dirigente. Sarebbe dovuto essere protagonista delle prossime regionali anche Giorgio Magliocca, ma proprio per un’indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere (emersa con le perquisizioni che aveva innescato) ha deciso di accantonare le sue ambizioni politiche, arrivando a dimettersi sia da presidente della Provincia di Caserta sia da sindaco di Pignataro Maggiore.
Sicuramente De Rosa, Oliviero e Magliocca riusciranno a dimostrare la loro estraneità ai fatti contestati. Ma la giustizia fa il suo corso, con i propri tempi, a tutela di tutti. E la politica, in autonomia, prende le sue decisioni. Ma, come detto, è possibile – ed è già accaduto – che questi due mondi inevitabilmente si incrocino andando a condizionare le elezioni.
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