“Il piccolo Samuele è stato ucciso”

La tragedia di via Foria. Fermato per omicidio il collaboratore domestico della famiglia del bimbo precipitato. Mariano Cannio ha ammesso di aver preso in braccio il piccolo sul balcone: “Ma non l’ho ammazzato”

NAPOLI – Una tragedia ma non una fatalità. E’ questa l’ipotesi della Procura della Repubblica di Napoli che ha disposto il fermo nei confronti di Mariano Cannio, 38enne dei Decumani. L’uomo è stato raggiunto dal decreto di fermo, eseguito dagli agenti della Questura, perché gravemente indiziato dell’omicidio del piccolo Samuele Gargiulo, di appena 4 anni.

Sono stati i poliziotti della Squadra Mobile di Napoli a capire cosa fosse realmente successo al terzo piano della palazzina di via Foria da cui è precipitato il bambino. In 6 ore di indagini gli investigatori sono riusciti a fare luce sulla vicenda.
Fin dall’inizio i poliziotti hanno capito che il bambino non era gettato nel vuoto perché la ringhiera del balcone è alta e c’è una rete a protezione al fine di evitare che gli oggetti cadano e presentava piccoli fori ma nei quali non entravano i piedi del bambino e quindi non poteva essersi arrampicato. Inoltre sul balcone non c’erano nemmeno sedie né i suoi giocattoli. Escluso quindi che il piccolo potesse trovarsi da solo sul balcone e per qualche motivo essere caduto.

A questo punto l’ipotesi più plausibile per gli investigatori è che Samuele era in braccio a qualcuno che l’aveva portato sul balcone. Per gli inquirenti era fondamentale riuscire a parlare con la madre – l’unica persona che era in casa – che, dopo la tragedia, è stata sotto choc per ore, accudita dal marito Giuseppe Gargiulo. Solo successivamente la donna ha riferito ai poliziotti che in casa c’era anche un’altra persona. Si trattava del 38enne Mariano Cannio, un uomo molto noto nella zona e che era solito mettersi a disposizione di diverse famiglie di via Foria e delle traverse della zona per fare qualche lavoretto come le pulizie in casa o andare a fare la spesa.

Carmen Razzano, la madre di Samuele, ha ricordato che il 38enne, come accaduto anche in altre occasioni, si era presentato chiedendo: “Signora, quando posso venire a fare due pulizie?”. E’ stato, quindi, possibile ricostruire la dinamica: la donna ha spiegato che era in casa e stava nella stessa stanza del figlio che stava giocando. Ad un certo punto, pochi minuti prima della tragedia, aveva accusato un malessere – forse dovuto anche al suo stato, visto che attende un bambino – e così si era chiusa in bagno per alcuni minuti.

E’ in quei pochi istanti che si è consumata la tragedia. Il 38enne, infatti, è rimasto solo con il bambino e, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbe preso in braccio Samuele e l’avrebbe portato sul balcone. Qui il piccolo è caduto giù. Da capire se il gesto è stato volontario oppure il piccolo si è sporto o si è mosso e al 38enne è sfuggito dalle mani. Non ci sarebbero stati, in precedenza, motivi di screzio né liti con i genitori di Samuele né nei minuti precedenti né nei giorni antecedenti. Fatto sta che il 38enne ha fatto cadere nel vuoto il piccolo Samuele, uccidendolo. Subito si è dato alla fuga e perciò non è stato trovato in casa all’arrivo della polizia.
Intanto su TikTok è spuntato un video – poi oscurato ma che ora gira sui social – in cui il bambino ripete una frase pronunciata da un adulto: “Ti butto giù”.

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