Il pizzo imposto dal clan ai pusher di Grazzanise

GRAZZANISE – Non solo imprenditori, negozianti e gestori di bische. Nel mirino del gruppo guidato da Antonio Mezzero sarebbero finiti anche i pusher. Chi spaccia, hanno accertato i carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, doveva pagare una tangente. E a pretenderla, in nome dei Casalesi, sarebbe stato Davide Grasso. Tra il 2021 e il 2022, l’esponente del clan, con base a S. Maria La Fossa, aveva costretto Guido Frascogna (nella foto) e Filippo Gravante, entrambi già con alle spalle condanne per spaccio di narcotici, a farsi consegnare parte dei proventi che guadagnavano dalla loro attività di vendita di stupefacenti.

Se i due pusher non hanno poi sborsato quanto richiesto da Grasso, è per l’intervento di un terzo soggetto che agì per tutelarli dall’aggressione del fossataro. A dare sostegno alla tesi dell’accusa sono le conversazioni intercettate che vedono protagonisti proprio Gravante e Frascogna. I due, ignari di essere ascoltati dai militari dell’Arma, hanno fatto esplicito riferimento alle pretese di ‘Daviduccio’, ovvero Davide Grasso: “Qua mo vogliono essere pagati, la settimana, il mese… chi ci sta… eh… Daviduccio Grasso”. Una condotta, quella del fossataro, che per il giudice Nicoletta Campanaro, chiamato a esaminare le accuse avanzate dalla Procura di Napoli, va a ricalcare una nota metodologia mafiosa alla quale i gestori delle piazze di spaccio sono obbligati a sottostare per poter svolgere l’attività illecita.

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