ROMA – Flat fax e salario minimo. Due argomenti fondamentali, due nuovi punti di rottura tra Lega e Movimento 5 Stelle. Negli scorsi giorni, infatti, il primo botta e risposta a distanza tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio. L’argomento erano state le coperture della flat tax, vale a dire i 15 miliardi che il ministro dell’Interno assicurava di aver già trovato.
Il problema del salario minimo
Troppo sottile la linea di equilibrio tra i due schieramenti politici che, se vogliamo, è resa ancor più debole dopo la proposta di legge pentastellata sul salario minimo che preoccupa non poco la Lega.
Il vice ministro dell’economia Massimo Garavaglia è stato chiaro: “L’unica cosa che non si può fare in questo momento – ha detto – è aumentare i costi alle aziende”. Sui minibot e sul dietrofront in merito da parte del sottosegretario Giorgetti, il ministro ha tracciato la sua linea di pensiero: “Possono essere uno strumento – ha sottolineato – ma se si fa ‘erga omnes’ è un casino. Possono funzionare solo se si risolve a monte il problema della certificazione del debito della pubblica amministrazione”.
Riguardo alle prossime manovre, il ministro Garavaglia si è soffermato sul bonus Renzi e sul discorso tasse: “Ogni spazio andrà alla riduzione delle imposte. Non si tolgono gli 80 euro, si trasformano. Invece di avere scritto sul cedolino 80 euro avrai meno tasse per 80 euro. Il bonus si trasforma da spesa a riduzione di imposte, migliorando il bilancio dello Stato”.
Anche sulla flat tax c’è disaccordo al momento
Più abbottonato, invece, sulle coperture Flat tax, mostrando un certo attrito (non dichiarato ma ai più evidente) nei confronti dello stesso vicepremier Luigi Di Maio: “Non parlo di coperture flat tax – ha detto – perché altrimenti Di Maio me le ruba. Ci sono, le abbiamo individuate. Lui deve darci quelle del salario minimo”. Ma la misura in questione, ha concluso il ministro Garavaglia “è stata bocciata da tutto il mondo economico”.