CASERTA – Senza la complicità di dipendenti pubblici e politici, l’ipotizzato sistema messo in piedi dal santarpinese Carlo Savoia avrebbe avuto vita breve. Ed invece, sostiene la Procura distrettuale di Napoli, trovando sponda in amministratori e funzionari comunali di primo livello, è riuscito a restare sulla cresta dell’onda per diversi anni, arrivando a mettere le mani su appalti milionari riguardanti il settore rifiuti, come quello che nel 2018 aveva bandito il Comune di Caserta. E tra chi avrebbe favorito i disegni criminali di Savoia, sostengono gli inquirenti, c’è anche il sindaco Carlo Marino: i magistrati gli contestano il reato di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente insieme a Marcello Iovino, all’epoca guida del settore Ecologia e Ambiente (ora è in pensione) e responsabile unico del procedimento della gara su cui aveva messo gli occhi proprio l’uomo d’affari di Sant’Arpino. Stessa accusa per Pasquale Vitale, che avrebbe fatto da intermediario tra Savoia e Marino, e per Gennaro Cardone, Ernesto Scamardella e Anna Scognamiglio (tutti collaboratori di Savoia). I sette, ognuno sfruttando il proprio ruolo, avrebbero contribuito a manipolare la gara, stabilendo i contenuti del bando, dei relativi disciplinari e del capitolato speciale d’appalto prima della loro pubblicazione. Il tutto, questa la tesi degli investigatori, per dare un vantaggio all’Ati Energeticambiente srl-Esi srl, che avrebbe partecipato alla gara come espressione del gruppo Savoia. C’era da assegnare un cantiere importantissimo per la città: si trattava del servizio di raccolta rifiuti che in sette anni avrebbe mosso oltre 116 milioni di euro. Ma la gara, dopo le perquisizioni di ottobre 2018, fu annullata.
Marino, hanno ricostruito gli investigatori, attraverso ripetuti incontri riservati e contatti telefonici con Vitale e con Savoia, si sarebbe prestato a ricevere i documenti di gara, preparati fraudolentemente nella sede della Xeco, per rendere la futura bozza più funzionale agli interessi del gruppo del santarpinese. Iovino, invece, è stato tirato in ballo nell’indagine per aver approvato il bando di gara, il disciplinare e il capitolato d’appalto modificati e conosciuti in anticipo da Savoia e dai suoi collaboratori.
Dall’attività investigativa è emerso che Savoia e il suo staff a Caserta si sarebbero ‘mossi’ oltre che per la raccolta dei rifiuti anche per le cosiddette ‘Case dell’acqua’ da installare in sette punti diversi della città (tema non trattato nell’ordinanza cautelare firmata dal gip Ambra Cerabona). A partecipare alla procedura e a vincerla fu la Lab Green di Gennaro Cardone. Quella gara divenne oggetto di diverse chiacchierate avvenute negli uffici della Xeco srl nei quali i carabinieri avevano installato diverse cimici. E in una delle conversazioni ascoltate dai miltiari, Cardone a Savoia raccontò quello che era accaduto nella seduta pubblica del 27 dicembre 2017, durante la quale vennero aperte le buste.
“Sono andato là ed eravamo quattro di noi… e ho fatto fuori a due di loro – riferì Cardone a Savoia. – Iovino (Marcello) ha fatto fuori a due di loro siamo rimasti io e Enco. Adesso devono valutare. Adesso ci vuoi tu, più di questo non posso fare”. “Quindi – gli rispose Savoia – siamo rimasti noi e questi qua… lo facciamo fuori!”. La gara a marzo 2018 è stata assegnata alla Lab Green.
La Dda: l’ex vicepresidente di Agrorinasce a casa del sindaco per preparare l’appalto
Il primo contatto tra il sindaco Carlo Marino, a casa sua, con l’avvocato Pasquale Vitale, ex vicepresidente del consiglio d’amministrazione di Agrorinasce, e il santarpinese Carlo Savoia viene monitorato dai carabinieri il 3 febbraio del 2018. Scesi dall’auto, una Mercedes Glk, l’imprenditore invitò Vitale a prendersi alcune carte. “Vuoi tenerle tu, mettitele tu…”, col chiaro intento, affermano gli investigatori, “di celarle sulla loro persona”. Attraversata la strada, guardandosi più volte alle spalle, si diressero verso il cancello dell’abitazione del primo cittadino.
A maggio dello stesso anno vengono monitorati altri contatti tra Vitale e Marino: si vedono il 2 nei pressi dello studio del sindaco. Diciannove giorni dopo si incontrano pure in Comune. E il primo giugno venne pubblicato il bando per la raccolta rifiuti con scadenza 16 luglio per la presentazione delle offerte.
Il 17 giugno, annotano i militari dell’Arma, ennesimo appuntamento tra la fascia tricolore e Vitale. Dopo alcune ore quest’ultimo chiamò Savoia per dirgli di doverlo raggiungere “per fare qualche riflessione”.
Marino nel suo studio legale riceve un’altra visita di Vitale il 12 luglio. E nelle 24 ore successive a quell’incontro, attestano i carabinieri, fu pubblicato un “avviso di proroga termini” in merito alla gara d’appalto per il servizio di igiene urbana.
Nei giorni seguenti Vitale contatta il santarpinese: stando a quanto ascoltato dagli investigatori, nella loro chiacchierata fecero riferimento alla nuova settimana che iniziava l’indomani come se dovesse accadere qualcosa di significativo. E a spiegare il contenuto abbastanza criptico della conversazione sarebbe stata un’altra intercettazione captata tra Iovino e Giuseppe D’Auria, 66enne, componente della commissione giudicatrice della gara per la raccolta rifiuti. Era il 15 ottobre 2018: i due parlando indicarono il mercoledì successivo come giorno di apertura delle buste.
L’attività investigativa ha monitorato anche un incontro fuori regione tra Savoia e D’Auria: dopo un complesso giro di messaggi, appuntamenti ed interventi di terze persone, si videro l’8 novembre a Rimini, presso la Fiera Ecomondo Vitale, stando alla tesi della Procura, quando nella primavera e nell’estate del 2018 vide a più riprese a Marino era per fornirgli suggerimenti “sulle modifiche da effettuare, per rendere la bozza più funzionale agli interessi degli aspiranti all’aggiudicazione dell’appalto”, e cioè del gruppo Savoia con cui aveva intensi rapporti. L’idea degli inquirenti, che dovrà essere vagliata dai giudici, è che il bando poi pubblicato dal Comune di Caserta era sostanzialmente nato nei faccia a faccia tra Vitale e il sindaco.
Viale si dimise dal ruolo di vicepresidente del Cda di Agrorinasce (estranea all’inchiesta), consorzio che gestisce i beni confiscati alla criminalità organizzata, nel novembre del 2018, poco dopo la perquisizione che subì dai carabinieri.