CASTEL VOLTURNO – Il sogno di una Castel Volturno centro nevralgico del turismo campano è svanito troppo tempo fa. L’originaria vocazione turistica, cui è collegata la massiccia speculazione edilizia, finalizzata alla realizzazione, intorno agli anni ‘60 di grossi complessi immobiliari, ha determinato che, fallito il progetto turistico, molti condomini sono stati, di fatto, abbandonati divenendo appannaggio di
gruppi criminali che in essi hanno stabilito la loro roccaforte. E, così, per dirla con le parole del gip Linda Comella, “i Gabriele, pregiudicati del napoletano per traffico di sostanze stupefacenti, legati alle famiglie di Secondigliano, hanno stabilito in Pinetamare, alla via Darsena Occidentale, nel condominio denominato Royal Residence, la loro base operativa”.
Nel corso degli anni, gli stessi hanno occupato diverse unità abitative, sottraendole ai legittimi proprietari, creando una sorta di “zona franca nella quale spadroneggiano e dove il degrado sociale imperversa da anni, conculcando i pochi malcapitati condomini, estranei ai loro traffici”. L’intuizione ricorda molto da vicino il ‘progetto’ ideato, almeno tre decenni fa, da Paolo Di Lauro, alias Ciruzzo ’o milionario, boss dell’omonimo clan del Terzo Mondo di Secondigliano, che prevedeva lo spaccio nei palazzoni di edilizia popolare di Scampia. La conformazione del Royal Residence, infatti, sorto in altezza su ben nove piani e in orizzontale per diverse decine di metri ha ostacolato non poco l’azione delle forze dell’ordine, impossibilitate di fatto a penetrare i lunghi corridoi sui quali si aprono diversi appartamenti. I Gabriele sono originari di Scampia, dove Salvatore Gabriele, 49enne, fratello del Giovanni Gabriele arrestato ieri, ha vissuto per lungo tempo.
L’uomo abitava nel lotto P di via Ghisleri le cosiddette Case dei Puffi, dove da anni è attiva una delle più lucrose piazze di spaccio del clan Amato-Pagano, il gruppo criminale degli ‘Scissionisti’ nato dalle ceneri del clan Di Lauro, tra le cui fila, con ruolo di rilievo aveva militato anche il cognato Carmine Guerriero, alias Ronaldo, ucciso in agguato camorristico proprio davanti al lotto dei Puffi il 23 dicembre del Guerriero, all’epoca 26enne, era un ex affiliato al clan Prestieri. Poi era passato nelle fila degli ‘Scissionisti’, usciti dal clan Di Lauro. Considerato un personaggio di medio calibro dagli investigatori, Guerriero aveva numerosi precedenti penali ed attualmente era latitante. Nei suoi confronti erano state emesse due ordinanze di custodia, una delle quali per omicidio.
Il 26enne secondo la ricostruzione della polizia – era in sella a un Honda Sh grigio, quando fu raggiunto dai sicari, che aprirono il fuoco mirando alla testa. Il casco protettivo fu perforato dai proiettili e Guerriero morì prima del trasporto in ospedale. Fu la penultima vittima della lunga, sanguinosa, estenuante, prima faida di Scampia che durò oltre 5 anni. Secondo la ricostruzione presente nelle 226 pagine dell’ordinanza eseguita ieri dai carabinieri, “dopo tale evento, negli anni, tutta la famiglia Gabriele, era stata costretta a lasciare il rione”. Nel tempo, stando all’accusa, la famiglia Gabriele si trasferiva a Castel Volturno fino a ricongiungersi al Royal Residence dove Giovanni Gabriele, detto Giannino, sponsorizzato dal fratello Salvatore, “che gli ha assicurato protezione, dava vita ad una piazza di spaccio che ricalca perfettamente il modello Scampia, risultando una vera piazza a cielo aperto, attiva 24 ore su 24, dove ci si può approvvigionare di qualsiasi sostanza stupefacente”.
Ma chi è Salvatore Gabriele? L’uomo fu catturato il 19 gennaio 2023 dai carabinieri dopo due mesi di latitanza. Dove fu scovato? E dove se non nel Royal Residence. Il 22 novembre del 2022 era riuscito a sottrarsi all’arresto disposto dal giudice Isabella Iaselli del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Gabriele, conosciuto sul litorale domizio con il nomignolo di ‘o Spagnuolo (o Sasà), era uno dei 45 coinvolti nell’inchiesta che puntò a colpire le cosche Bidognetti e Schiavone, rispettivamente riorganizzate, stando alla tesi degli inquirenti, da Gianluca Bidognetti, figlio del capoclan Cicciotto ‘e mezzanotte, e Giovanni Della Corte.




















