Il tesoro sommerso dei Casalesi. Fari puntati su un terreno a Grazzanise

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CASA DI PRINCIPE – Nulla tenenti solo su carta: i boss del clan dei Casalesi hanno ancora terreni, case e quote in svariate ditte. Un tesoro (almeno in parte) sommerso, protetto da insospettabili che hanno scelto di farsene custodi. Far emergere l’origine mafiosa di queste proprietà è una delle sfide più difficili per gli investigatori, ma anche una delle più decisive per indebolire le cosche. È un’attività investigativa complessa, che con il trascorrere degli anni diventa a tratti impossibile. Per quale ragione? Perché più tempo passa e più quel filo che lega il bene del mafioso al prestanome che lo tutela si fa impercettibile. Ma ci sono delle finestre, delle congiunture che, se ben sfruttate, permettono di cogliere proprio quel filo e riannodarlo. Congiunture come quelle date dalle scarcerazioni di mafiosi di alto profilo e dalla loro esigenza di denaro. Tornati in libertà, dopo aver affrontato decenni in prigione, solitamente non sono intenzionati ad affrontare una vita di stenti, soprattutto quando sanno di avere a disposizione i frutti della loro omertosa detenzione. Quei frutti, però, devono essere monetizzati. E così gli esponenti del clan, una volta fuori dal carcere, si attivano per chiedere ai loro prestanome di metterli sul mercato perché bisognosi di cash, magari per affrontare la quotidianità oppure per investirli in nuove attività criminali.

Probabilmente, proprio seguendo questi movimenti fatti, con poca discrezione, da un esponente della cosca che nel 2024 aveva lasciato la prigione, i carabinieri ora starebbero riuscendo a tracciare il filo che collega un ampio terreno situato a Grazzanise, nella zona dell’aeroporto militare – al confine con Casale – alla famiglia Schiavone (verosimilmente quella di Francesco Schiavone Sandokan). Un terreno che alcuni mesi fa è stato venduto e, a quanto pare, comprato da un personaggio noto di Casal di Principe. A supportare la tesi che questo slargo sia un bene riconducibile agli Schiavone c’è il fatto che l’area in cui si trova è stata in passato notoriamente di interesse di questa famiglia mafiosa. Ne è la dimostrazione l’ex azienda agricola situata in località Selvalonga, confiscata e trasformata in laboratori didattici (intitolati a luogotenente Baldassarre Nero), oltre ad altri slarghi dove è sorta l’isola ecologica e dove è in cantiere un palazzetto dello sport.
Se confermata, questa tesi permetterebbe all’Antimafia di bloccare un bene frutto delle attività criminali dei Casalesi e soprattutto di svelare chi, negli ultimi decenni, si è messo al servizio della cosca per proteggere i suoi beni.

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